Rimini 2018: una professione in alta quota

Dic 17, 2018 | Associazione, News | 0 commenti

di Gianni Gruppioni (presidente ANAP)

La prima grande convention del management dell’audioprotesi al Centro Congresso di Rimini, ha richiamato e coinvolto oltre 1.500 decision maker in tre giornate di incontri, dibattiti e workshop sui temi di maggiore attualità: dai cambiamenti sociali, al lavoro, ai nuovi bisogni di cura e assistenza, ai modelli di welfare in ambito sanitario innescati dalle dinamiche dell’allungamento di vita, dalla ricerca e dalla innovazione tecnologica permanente, ai nuovi modelli di governance, dovuti ai processi di trasformazione e al governo delle risorse economiche disponibili.

La nascita dell’Ordine, che disegna il nuovo Audioprotesista con un ancoraggio forte e consapevole all’esercizio di nuove responsabilità pubbliche, la crisi di un Sistema sanitario nazionale in difficoltà verso i cittadini e i loro bisogni, i progetti per il futuro, l’orgoglio per il lavoro fatto sin qui, tutto questo è stato Rimini 2018 e siamo certi abbia portato a tutti i presenti la consapevolezza di una professione in alta quota, per tutti un segnale profondo, come profondo è il nostro cambiamento negli ultimi vent’anni, che non ha pari al confronto con l’audioprotesi nel mondo.

Rimini è stata la XIX edizione del Congresso nazionale FIA e la prima dell’Ordine-Albo, dopo la Legge 3/2018.

Una convention destinata a tutti coloro che contribuiscono alla sostenibilità e qualità politica della nostra casa comune, ANA-ANAP, ed è solo con il sostegno e la partecipazione di tutti che abbiamo raggiunto la vetta delle vette, un posizionamento, vogliamo ripeterlo, che non ha pari in Europa e nel mondo.

Già dalla convocazione degli stati generali, si poteva ben vedere che il Congresso non era stato pensato (e infatti non lo è stato) come un evento celebrativo, ma l’EVENTO per discutere, vagliare insieme il nuovo inquadramento professionale del Dottore in Audioprotesi, da calare nel contesto politico, economico, sociale attuale, naturalmente con il contributo di relatori d’eccezione nelle diverse specialità. Vale la pena sottolinearlo con orgoglio, per quei pochi che non c’erano, un’affluenza e un’adesione così non c’erano mai state e durante il confronto, abbiamo spaziato sui temi di nostro massimo interesse, approfondendo tutto quanto ci compete e ci interessa.

L’Audioprotesista oggi è una figura sanitaria, abilitata, ordinata, protetta, intellettuale, liberale, sussidiaria, autonoma, responsabile di fronte all’utente, alle norme, alla Legge 3/2018.

L’appuntamento di Rimini – nella parte pubblica del convegno – era perciò incentrato sulla Economia della cultura, dei saperi, dei doveri calati sui nuovi scenari e sulle dinamiche conseguenti le scelte e le non-scelte politiche, economiche e governative, considerate il principale parametro di riferimento per un’effettiva programmazione degli obiettivi di qualsivoglia attività. Dunque, anche per l’audioprotesi e per chi deve generare analisi di merito, difficili senza il possesso di conoscenze. Non vi è dubbio che non si possono sottovalutare o trascurare le implicazioni culturali e le conseguenze sociali dei provvedimenti e delle tendenze in corso. La società odierna produce ogni giorno una tale quantità di innovazioni, che non è facile comunicarle, spiegarle tutte tempestivamente, e comunque non si riesce sempre a garantire un’adeguata disseminazione degli effetti. L’assemblea riminese ha fatto proprio questo.

Parola d’ordine: comunicare, condividere la cultura dei saperi e dei doveri. È un continuo rinnovo dell’approccio strategico e culturale nei confronti dei cambiamenti, la strada obbligata per chi non vuole rinunciare a quanto di più significativo ora il nostro alto ruolo sanitario ci richiede, ancorchè abbinato a ricerca e tecnologia. Tutti insieme questi elementi mettono a disposizione la risposta più appropriata ai bisogni sanitari che avanzano, come la Silver economy. Il congresso è stato il momento giusto per riflettere e per portare all’interno del Sistema sanitario nazionale, del Ministero della Salute e del nuovo Governo, il nostro migliore contributo di figura con funzione sussidiaria dello Stato. Figura che ha guadagnato sul campo il titolo di professione benchmark, un modello di eccellenza certificato anche dall’ultima ricerca EuroTrak e confermato dai primi dati dell’indagine Censis ancora in corso. Ora siamo al tavolo con il nuovo Ministero, ci siamo per via dei nostri diritti professionali conquistati con lucidità e caparbietà, per contrastare lo scenario illustrato nelle tavole rotonde a Rimini con gli esperti. Tutto quanto fatto sin qui, rappresenta il volere della categoria e l’apporto degli esperti ha reso possibile la stesura di nuovi inoppugnabili documenti di elevata complessità e di intrinseca valenza strategico-giuridica, anche davanti al Consiglio di Stato. Documenti predisposti ad hoc, a difesa dei nostri diritti e dei nostri Utenti.

Un altro punto chiave: partecipare al ripensamento della “Sanità ai tempi del digitale e della popolazione anziana”. Prosegue il nostro lavoro a livello politico con il Ministero, ora forte del sostegno dell’Ordine, che rappresenta più di 220mila professionisti sanitari in servizio, con tutti i titoli in regola e tutti concordi che quello che ci sta capitando rappresenta una minaccia comune. Ora siamo in tanti, tutti decisi a difendere le competenze di cui siamo depositari per legge.

Se fino ad ora permane ancora la tariffa (ricordarlo fa bene alla verità), è perchè le nostre attribuzioni professionali non sono autocelebrative, ma definite dalle Leggi dello Stato che abbiamo voluto e portato a casa.

È prematuro ora comunicare i dettagli sui lavori in corso con Governo e Ministero per il superamento delle criticità, rappresentate con proposte e misure ben avviate, ma che ad oggi non hanno ancora trovato un inquadramento definitivo in un provvedimento riparatore.

Riparatore nei confronti del cittadino e della spesa pubblica. Siamo tutti d’accordo che occorre annullare quello che di fatto è un acclarato DASPO SANITARIO, un divieto di accesso alle prestazioni sanitarie appropriate perpetrato nei nostri confronti. Una procedura nata come “divieto di accesso alle manifestazioni sportive per i soggetti ritenuti pericolosi” evidentemente degenerata in una deriva più ampia di applicazione.

Forte e chiaro arriva da Rimini il messaggio che Anap sulle gare non tratta e non accetta baratti.

Il confronto con le sfide socio-sanitarie, demografiche ed economiche richiede non solo un continuo rinnovo del proprio modello culturale, ma anche un nuovo modo di fare professione e impresa. Servono investimenti, innovativi e diversificati, per sostenere e migliorare il welfare integrato e il business. Temi questi, sviluppati in tutti gli interventi delle tavole rotonde che segnalavano che per la sanità italiana si pone un problema di risorse e dunque il rischio che, in tema di salute, vinca la competizione al ribasso.

Diamo però atto a questo Governo – che si definisce del cambiamento – che è consapevole della gravità della situazione innescata dalle gare per i dispositivi per bisogni complessi ed è consapevole anche delle gravi conseguenze giuridiche inerenti la nostra responsabilità professionale. Lo dimostrano le ultime leggi LL. 24/17 e 3/18 e il dialogo in sede di contrattazione, di valutazioni e analisi di sostenibilità economica. E della evoluzione demografica.

Tutto questo a Rimini è stato ben illustrato dai relatori, tutti esperti e competenti sul tema. Ma c’è anche un sistema di welfare integrato che può essere un modo vincente per venire incontro ai nuovi bisogni delle persone, allineando gli interessi dei Cittadini a quelli dello Stato.

Il Presidente della Repubblica Mattarella, in occasione del 40° anniversario del Sistema sanitario nazionale, ha scritto che la forza che guida il Paese “poggia sulla capacità di mobilitare le coscienze e di non retrocedere per nessuna ragione sui diritti della Persona”.

Un pensiero profondo anche condividiamo a pieno, nelle nostre azioni quotidiane. Guai se venissero meno i valori fondanti di Anap, rimasti ben saldi nel tempo e che – sono tante le attribuzioni professionali conquistate, segno che non abbiamo mai guardato verso il basso ma sempre in alto – costituiscono un indiscutibile valore aggiunto per la nostra collettività. Anche ora, nonostante le logiche del momento siano prettamente mercantilistiche e nonostante una sanità che cambia, a spese dei diritti inalienabili della Persona. Ma su una cosa dobbiamo essere tutti d’accordo: lo Stato non potrà più coprire tutte le esigenze di welfare delle famiglie italiane. La salute non ha prezzo ma ha un costo. Lo dicono i numeri del bilancio economico. Accanto alla spesa pubblica sanitaria (che vale 112 miliardi di euro – dati 2016) ci sono altri 45,4 miliardi di spesa sanitaria privata. Solo una modesta parte di questa cifra è intermediata dai fondi sanitari, che comunque costituiscono la spesa interamente a carico delle famiglie, la cosiddetta spesa out of pocket.

La vera carta vincente per gli operatori sanitari è la terza età, come opportunità economica e sociale. Persino in questa fase di forte stagnazione economica, la Silver economy, l’economia d’argento, è in crescita e le opportunità che può offrire sono ancora solo parzialmente sfruttate. Ad oggi rappresenta già la terza economia a livello globale.

È tempo di considerare la terza età e valutarne l’imponente opportunità economica e l’immenso capitale umano, perché questa fascia di popolazione raggiungerà a breve il 50% dei consumi nelle aree metropolitane. In Italia, secondo i dati 2016, la spesa degli over 60 ha raggiunto i 180 miliardi di euro, pari al 40% del PIL e la cosiddetta “gerontotecnologia” occupa già una grande parte della spesa in crescita, orientata al benessere e alla qualità della vita. Dunque in primis, dicono i geriatri, ci si prende cura dell’udito, per non fare arrugginire il cervello. Lo ha ben sottolineato il geriatra prof. Roberto Bernabei, nel sul intervento al XIX Congresso FIA. Le occasioni che offre il nuovo business della salute, sono enormi. Tali e tanti i motivi, che anche a Rimini ci fanno dire che Anap è il risultato della sua storia, lunga 60 anni. Ha sempre operato per l’intera comunità guardando avanti e con l’obiettivo di non lasciare mai nessuno ai margini. Solo insieme possiamo vincere ogni sfida e come comunità possiamo e sappiamo raggiungere qualsiasi obiettivo. Siamo una realtà composta da gente concreta, che punta a risolvere le questioni.

Senza fare propaganda che non si traduce in nulla. Viviamo in un contesto economico di forti tensioni anche internazionali, epocali. Non abbiamo mai aspettato ad avviare azioni di prevenzione ed è così che, con le leggi tenacemente perseguite sulle titolarità della nostra professione, abbiamo sinora impedito le pubbliche procedure d’acquisto negli ultimi 20 anni. E sarebbero una grande beffa in uno Stato di diritto, ora che siamo “ordinati”. Tuttavia con la nostra inclinazione al cambiamento e a saper guardare avanti, nel mare aperto delle trasformazioni permanenti, i porti in cui possiamo attraccare si prospettano ben più soddisfacenti di quelli che ci lasciamo alle spalle. Più andiamo avanti e più bisognerà integrare tecnologia, esigenze di welfare e di qualità di vita. Noi siamo pronti.

Anzi, più che pronti, visto che senza attendere la predisposizione in corso con il Sistema nazionale di Linee guida di documenti ufficiali in ambito di Scienze audioprotesiche, abbiamo già anticipato tutti e discuteremo al Ministero le nostre Linee guida, il nuovo Codice deontologico e una proposta economica tariffaria del nuovo Nomenclatore. Ancora un investimento tra i più ambiziosi che allarga, svela i nostri prossimi orizzonti: saper investire in attività che mirino a conseguire un rendimento nel tempo e quello che ci ha sempre contraddistinti. Altrimenti non saremmo dove siamo.

Il tutto vagliato e predisposto insieme ai massimi esperti che abbiamo presentato a Rimini. Si tratta di proposte metodologicamente avanzate, che premettono una alta capacità di analisi critica e interpretativa facilitata e innovativa. Così come nessun intervento di carattere normativo o amministrativo, (ci) può imporre obiettivi meramente economico-gestionali. È nota infatti la pressione posta in capo a tutti sanitari per il contenimento della spesa sanitaria assegnata. Terminata l’assise triennale FIA, l’impegno Anap continua. Ancora la sfida è sul rispetto delle nostre competenze e sull’autonomia prescrittiva: futuro e cambiamento non sono una minaccia, bensì il presente. Per completezza esplicativa contro il riduzionismo contabile descritto sopra, si porta all’attenzione di chi legge direttamente lo stralcio dal nuovo Codice deontologico, uno strumento di riferimento obbligatorio per tutti noi, in conformità alla Legge 24/17 e DM 2 agosto/17, peraltro approvate nell’Assemblea degli associati ANAP, a Rimini.

Il CAPO II, LE COMPETENZE E LA RESPONSABILITA’- Art. 8,

Il Tecnico Audioprotesista e la competenza professionale riporta quanto segue:

“Il Tecnico Audioprotesista garantisce impegno e competenza professionale, non assumendo obblighi che non sia in condizione di soddisfare. Egli deve affrontare, nell’ambito delle sue specifiche responsabilità e competenze, ogni problematica con il massimo scrupolo e disponibilità, dedicandovi il tempo necessario per un’accurata valutazione dei dati oggettivi e dei dati anamnestici, avvalendosi delle procedure e degli strumenti ritenuti essenziali e coerenti allo scopo, nei limiti delle disponibilità esistenti”.

Il Tecnico Audioprotesista, al superiore fi ne di garantire la qualità della prestazione professionale e il diritto alla salute dell’assistito, non raggiunge accordi e non partecipa a procedure d’acquisto pubbliche e private in violazione di qualsiasi principio e norma recati dal presente Codice, ovvero delle norme di legge vigenti. La violazione del presente comma costituisce grave illecito deontologico”.

RIMINI DOCET. Nel caos politico e morale che attraversa il nostro paese, è stravagante e dissennato mettere in crisi una delle poche realtà, come quella audioprotesica, che funzionano (certificate Censis ed Eurotrak) con una decisione miope che non tutela i più deboli, anziché porsi l’obiettivo di proporla come riferimento benchmark.

In questo quadro, mentre si accentua la crisi di fiducia nel servizio sanitario e chi può si rivolge al privato, c’è ancor più bisogno dell’AZIONE POLITICA DI ANAP a guardia e a tutela della Professione e dei Professionisti.

CONCLUSIONI. Dopo il nuovo Codice deontologico – il paragrafo sopra e non solo quello, farà discutere; dopo le Linee guida del Tecnico Audioprotesista; dopo la determina del Ministero della salute 6.11.2018 che riconosce ANAP Associazione tecnico scientifica in attesa del Decreto attuativo che ci riconoscerà Società scientifica; dopo Rimini, a Rimini è un fatto che non sono mancate le proposte, le richieste, le iniziative, le critiche… Questo vuol dire dare spazio e voce alle istanze, valorizzare l’operato dell’assise, dei presenti. Tutto quanto ho elencato rappresenta appena un segno della nostra evoluzione, della nostra storia.

Non la storia passata; non quella che verrà, ma quella di ora, qui, adesso. Un merito anche questo da ascrivere a tutti gli associati, “agnostici” compresi. Qualsiasi sistema complesso ha bisogno di competizione prima con se stessi, poi richiede, vuole collaborazione. Tutto, tutti insieme, Segreteria e Direttivi Ana – Anap, noi esprimiamo (anche) questo. Dopo Rimini, personalmente, in tanta buona compagnia, mi sono sentito giustificato sia come Presidente – riconfermato dall’Assemblea elettiva – sia come rappresentante della Professione, sia come esperto al servizio della categoria tutta. Grazie!

gruppioni@fnaai.it

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