Canovi a “Mi manda RaiTre”: “Attenti, bisogna distinguere bene: l’amplificatore non è un apparecchio acustico”

Apr 19, 2017 | Associazione | 0 commenti

Il segretario nazionale FIA (Federazione Italiana Audioprotesisti) Corrado Canovi è intervenuto questa mattina nel corso della trasmissione “Mi Manda Rai Tre”, per far chiarezza sulla questione degli amplificatori acustici, in difesa dei cittadini.

“Bisogna distinguere tra apparecchio acustico e amplificatore acustico – esordisce Canovi -. L’amplificatore infatti non è un dispositivo medico. Il confronto tra amplificatore acustico e apparecchio acustico è lo stesso tra lente d’ingrandimento e lente d’occhiale. Solo quest’ultima corregge il difetto visivo. Così nel suono: c’è amplificazione ma non modulazione. L’amplificatore acustico non corregge il difetto uditivo”.

Canovi interviene in difesa di alcuni cittadini ipoacustici, che hanno acquistato un amplificatore pubblicizzato in una televendita. Una volta comprato l’amplificatore, i soggetti anziani ne lamentano il cattivo funzionamento e l’assoluta inefficienza.

“L’amplificatore acustico è standardizzato su un condotto uditivo che non è quello del paziente. Manca del tutto l’atto medico, l’intervento personalizzato che è imprescindibile nella rimediazione uditiva. E poi c’ il fattore tempo: gli amplificatori infatti non possono essere utilizzati per più di un’ora al giorno. Nella rimediazione uditiva va sottolineata la necessità dell’atto medico, della competenza, dello studio. La sordità non si può risolvere immediatamente. È questo l’elemento che attrae, ma ribadiamo che non può essere così”.

A sostegno di questa tesi, interviene anche Bartolomeo Grippo (ADOC):

“La vicenda degli amplificatori acustici dal punto di vista giuridico chiama in causa tutto il Codice del consumo.

Siamo in presenza di un messaggio ingannevole che promette il falso, ovvero la risoluzione del problema uditivo e l’utilizzo di un prodotto certificato. L’amplificatore acustico non è un prodotto su misura. Siamo in presenza di una pratica commerciale scorretta, ingannevole e anche aggressiva, soprattutto perchè si limita il diritto di recesso”.

Infine, la questione dei costi.

“Non si può commercializzare un amplificatore acustico a 1.700 euro. Il costo reale di questi oggetti, infatti, potrebbe aggirarsi intorno ai 20 euro. È vergognoso”.

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