Da Roma a New York fino a Bari. Roberta Anzivino: «La ricerca è la mia vita»

Gen 25, 2022 | Attualità, Professione | 0 commenti

Otorinolaringoiatra e ricercatrice, la dott.ssa Anzivino vive e lavora a Bari come dirigente medico presso gli Ospedali PO di Venere e San Paolo.

Dottoressa Anzivino, ci racconti il suo arrivo all’otorinolaringoiatria. Cosa l’ha spinta a scegliere questa specializzazione?

Ricordo bene, ero nel periodo di tirocinio in Otorinolaringoiatria al Policlinico Gemelli, al quinto anno della facoltà di Medicina. Allora avevo scelto un’altra specializzazione, avevo già un titolo della tesi di laurea. Ma il caso volle che in quei giorni visitai tanti neonati e simpatici nonnini, spaziando dalle problematiche più banali a patologie molto serie, che si intrecciavano con branche altrettanto interessanti. È questo che mi ha spinto a lasciare tutto e a dedicarmi all’otorinolaringoiatria, una specialità che abbraccia ogni fascia di età e che permette approcci sia clinici che chirurgici in base al distretto interessato e alla diagnosi, che si snoda tra ricerca, screening e innovazione e che non può prescindere da una certa multidisciplinarietà. Se poi questa missione puoi svolgerla nella regione in cui sei nato, ti senti veramente utile e orgoglioso.

La ricerca continua a essere uno dei suoi interessi principali.

La ricerca è uno dei tanti motivi che mi ha spinto verso l’otorinolaringoiatria. Mi sono sempre interessata dello studio degli outcomes percettivi e di qualità della vita nei pazienti ipoacusici sottoposti a riabilitazione uditiva, studiando in particolare il fitting degli impianti cocleari al fine di rendere quanto più naturale possibile l’ascolto con stimolazione elettrica. Ma mi affascinano moltissimo anche le tematiche relative allo screening audiologico neonatale, cosi come la connessione cerebrale tra le aree uditive e cognitive di cui si parla ormai tantissimo, sia negli adulti che nei bambini che sviluppano il linguaggio.

È vero però che se hai una propensione per la ricerca e sei appassionato del tuo lavoro, ogni altro spunto può diventare un nuovo campo di interesse. Ad esempio anche i nuovi farmaci biologici da utilizzare in presenza di poliposi naso-sinusale sono diventati per me oggetto di studio o i risultati post-intervento chirurgico nelle patologie oncologiche del distretto testa-collo.

Dopo una formazione che l’ha portata in giro per il mondo ora è approdata a Bari. Può raccontarci come è organizzato il suo reparto Orl e quali sono i punti di forza dell’equipe con cui lavora?

Il punto di forza del reparto in cui lavoro è senza dubbio la collaborazione tra colleghi. Quando sono approdata a Bari, dopo l’esperienza in un ospedale pediatrico come il “Bambin Gesù”, mi sono prodigata per potenziare la rete diagnostica infantile, soprattutto per quel che riguarda la disfunzione uditiva e il ritardo del linguaggio, essendo il nostro un ospedale con un forte punto nascite ed una terapia intensiva neonatale ben organizzata. Non senza dedicarmi all’attività ambulatoriale e chirurgica fervente e quotidiana. Cerchiamo ogni giorno di curare nel senso stretto del termine, ma anche di “informare” i pazienti che spesso hanno bisogno solo di qualche spiegazione in più e di far presa, quando possiamo, anche sui medici di medicina generale che vengono spesso presi alla sprovvista da domande a cui non sanno rispondere.

Cosa si potrebbe migliorare?

La sensibilizzazione alle problematiche del distretto Orl non è ancora sufficiente, soprattutto quella che riguarda la sicurezza e la protezione di un organo sensibile come l’orecchio, tanto negli ambienti lavorativi quanto nel traffico di ogni giorno. Un coinvolgimento particolare andrebbe diretto anche ai pediatri, perché ricordino ai ragazzi le regole di un ascolto responsabile attraverso la miriade di dispositivi tecnologici esistenti.

Una storia professionale che l’ha particolarmente colpita?

Mi sono sempre occupata di diagnostica infantile e mi ha molto colpita, proprio recentemente, il caso di un bimbo. A quattro anni presentava un ritardo del linguaggio e psicomotorio evidentissimi agli occhi di un clinico. Non aveva mai fatto esami di diagnostica audiologica. Proveniva da un contesto molto umile, era nato in casa. Nel 2021 situazioni come questa sono inaccettabili. Dobbiamo ricordarci che esistono ancora, fortunatamente isolate, delle piccole realtà rurali in cui per tanti motivi lo screening non viene effettuato e la famiglia non presta attenzione alle problematiche del bimbo. È importante che i pediatri di base siano adeguatamente informati per condurre le famiglie verso la rete diagnostico-terapeutica più adeguata. Nel giro di pochi mesi il bimbo è stato protesizzato per un’ipoacusia profonda bilaterale e sono in corso gli accertamenti radiologici finalizzati all’applicazione di un impianto cocleare.

Il 3 marzo prossimo l’OMS celebrerà la decime Giornata Mondiale dell’Udito dedicata al tema dell’ascolto sicuro. Su questo fronte in ambito internazionale si sta lavorando molto allo sviluppo di alcune app. Cosa ne pensa?

Visto che la tecnologia è ormai parte della nostra quotidianità perché non metterla al servizio di nobili fini? Già sappiamo che nei telefoni di ultima generazione è integrato il controllo automatico del volume che interviene con una spia rossa quando ascoltiamo la musica con audio al di sopra delle soglie consentite. Avere delle app che ci consentono di misurare il rumore ambientale o negli ambienti di lavoro e correre ai ripari è sicuramente un vantaggio per la protezione del nostro udito.

Roberta Anzivino

Dopo la laurea e la specializzazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore, seguite da esperienze all’Ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma e al NYU Langone Hearlth di New York, la dottoressa Roberta Anzivino si stabilizza a Bari dove è dirigente medico presso gli Ospedali PO di Venere e San Paolo.

Valentina Faricelli

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