Corso di Laurea in Tecniche Audioprotesiche: boom di richieste

Lug 3, 2017 | Professione

36 i posti disponibili. Ed è boom di richieste di tecnici specializzati in protesi acustiche.

ROMA – Le protesi acustiche danno lavoro: sempre più si cercano infatti tecnici audioprotesici specializzati. Per questo, l’Università Tor Vergata di Roma ha deciso di aumentare da 10 a 36 i posti per il corso di laurea in tecniche audioprotesiche: dal 3 al 25 luglio le iscrizioni on line alle prove di ammissione. Secondo recenti ricerche scientifiche in caso di problemi acustici non trattati aumenta fino a 5 volte il rischio Alzheimer. Di qui la richiesta, sempre più forte, di tecnici audioprotesici specializzati: una figura professionale che registra un tasso di occupazione altissimo, pari all’83%.

«Per andare incontro alle esigenze di una popolazione di pazienti sempre più anziana con problematiche croniche come quelle dell’udito e la domanda del mercato, il corso di laurea in tecniche audioprotesiche dell’Università Tor Vergata di Roma ha deciso di allargare il numero di posti disponibili da 10 a 36», afferma Stefano Di Girolamo, Ordinario di Audiologia, Presidente dello stesso corso accademico e Responsabile UOSD di Audiologia del Policlinico Tor Vergata.

Ipoacusie e demenza. Tra ipoacusia e demenza c’è una stretta correlazione. E le cifre devono far riflettere: circa l’11% della popolazione in Italia presenta problemi uditivi. Di questa fetta, il 19% ha un’età tra i 40 e i 70 anni e più del 40 % ha superato i 70. Al tempo stesso, le demenze rappresentano una delle più importanti patologie neurologiche oggi in Italia, vista l’elevata prevalenza di persone sopra i 65 anni (circa il 5-6% della popolazione). Si stimano circa un milione di casi e quasi 3 milioni di familiari coinvolti nell’assistenza dei pazienti affetti. Ma la cifra potrebbe raddoppiare nei prossimi trent’anni. Solo l’Alzheimer colpisce 600 mila persone nel nostro Paese.

«E’ fondamentale – spiega Di Girolamo – considerare la riduzione della capacità uditiva strettamente correlata a patologie, quali la depressione secondaria all’isolamento, e ai deficit cognitivi determinati o aggravati dalla mancanza di stimolazione acustica. Una pronta correzione dell’ipoacusia risulta pertanto determinante nella riduzione dell’incidenza delle patologie secondarie e rappresenta una vera sfida alla quale sia i medici audiologi sia gli audioprotesisti devono confrontarsi quotidianamente. Per questo sono fondamentali due momenti del percorso riabilitativo: il primo legato alla diagnosi e il secondo caratterizzato dall’adattamento protesico».

Costi per il Sistema Sanitario Nazionale. Secondo una stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la perdita dell’udito costa all’economia globale 750 miliardi di dollari, pari alla spesa sanitaria sostenuta da Brasile e Cina messi insieme. Nel totale, va contemplata la perdita di produttività, dovuta alla disoccupazione e alle pensioni premature, una voce che da sola ammonta a 105 miliardi. Investire invece nella prevenzione e negli apparecchi acustici che mantengono le capacità uditive significa risparmiare risorse e un aumento dei vantaggi economici. Sempre in base all’OMS, 360 milioni di persone nel mondo convivono oggi con un calo dell’udito 2 e 47 milioni con una forma di demenza. «Il deficit uditivo può ridurre, anche di oltre il 30%, l’efficienza di altre abilità cognitive – sottolinea Di Girolamo -, aumentando il rischio di una precoce compromissione di funzioni come l’attenzione, la memoria e le capacità strategico-esecutive. Un calo dell’udito è associato a un aumento di oltre 3 volte la probabilità di sviluppare una forma di demenza, mentre in 3 pazienti con un deficit cognitivo su 4 si registra anche un disturbo dell’udito. Prevenire il decadimento cognitivo con la cura dell’udito è quindi una necessità se si vogliono ridurre i costi della sanità e del welfare».

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