di Corrado Canovi (Presidente ANAP)
Ci sono cose che sappiamo fare bene, molto bene. Altre per le quali siamo sulla buona strada, ma dobbiamo ancora lavorare.
Le differenze tra quanto riusciamo a comunicare internamente e il percepito all’esterno riguardo il lavoro dell’Associazione sono ancora troppo grandi. È ottimo lo scambio di informazioni interno al nostro settore – siamo tutti più o meno ben informati sulle ultime novità legislative e tecnologiche che ci coinvolgono – ma difettiamo nel comunicare all’esterno quello che facciamo e quello che siamo. E quando parlo di esterno, non intendo soltanto gli stakeholders del nostro comparto, ma anche le professioni sanitarie a noi affini e le persone con perdita d’udito, ma intendo tutti i cittadini.
Se parliamo di comunicazione, alla maggioranza dei nostri colleghi viene in mente la classica attività promozionale operata dai centri acustici: volantini, e-mail, lettere, paginate sui giornali, telemarketing, spot in televisione – ognuno sceglie il metodo che preferisce e che ritiene più efficace. Pochi, quasi nessuno, pensano a un’attività comunicativa di comparto. Ma è di questo che abbiamo bisogno.
L’esigenza che emerge è quella di puntare, anche a livello associativo, su attività di sensibilizzazione che abbiano come scopo quello di informare i cittadini sui benefici di una rimediazione audioprotesica corretta, operata da tecnici sanitari qualificati in strutture sanitarie adeguate. Diffondere una cultura di questo tipo nel grande pubblico si dimostra, in un’ottica a lungo termine, molto efficace, il tutto nell’interesse dei cittadini.
L’epoca che viviamo è caratterizzata dalla velocità e dall’ubiquità delle informazioni, che viaggiano velocemente e ovunque – per meglio dire, sono istantaneamente visibili in tutto il mondo. Questa estrema capillarità mostra da tempo il suo punto debole: a diffondersi rapidamente sono sia le informazioni buone – quelle, cioè, provenienti da fonti attendibili e verificate – che quelle cattive, messe in circolo per semplice ignoranza o, peggio, per interessato calcolo (marketing, propaganda, etc.). Tutto ciò non ha risparmiato l’audioprotesi: i “falsi miti” sono sempre esistiti: chiunque, specialmente gli addetti ai lavori, ne ha avuto esperienza – ma è con i mezzi di comunicazione di massa e attraverso la rete che essi hanno trovato il terreno perfetto sul quale diffondersi; un terreno, quello della comunità-web, che tende a porre ogni informazione sullo stesso piano e a dare maggiore credito alla notizia più rumorosa e più semplice da capire rispetto all’informazioni corrette, seppur complesse.
Come è naturale che sia in questo momento storico, quindi, nostro malgrado non possiamo evitare di occuparci di ciò che avviene sui social network, per evitare che si trasformino da luoghi di scambio di opinioni a vere e proprie piazze del mercato, dove ognuno si sente in diritto di urlare le proprie verità senza citare alcuna fonte e, a volte, esprimendo posizioni diffamatorie.
Ma un’Associazione di categoria non può permettersi di inseguire tutto ciò che viene pubblicato sui social al ritmo dei social (che abdica alla precisione e al vaglio delle fonti in nome della rapidità) – spesso affermazioni senza alcun fondamento e che farebbero sorridere, se solo non contribuissero a creare preoccupazione tra persone oneste che cercano di fare il proprio lavoro.
E quindi, come fare? Al rincorrersi dei commenti e dei post c’è un’alternativa: comunicare di più e meglio attraverso i nostri canali istituzionali – questa rivista, i nostri siti web, le Circolari associative e, spesso lo dimentichiamo, anche gli eventi congressuali. Perché la comunicazione non è solo a distanza.
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