di Corrado Canovi – Presidente ANAP
Mentre scrivo questo breve articolo, abbiamo archiviato il 2023, caratterizzato, dal mio punto di osservazione, da una serie di riflessioni ed evoluzioni cui dobbiamo porre un’attenzione particolare. Siamo alla maturazione e alla consapevolezza del ruolo della nostra associazione e dell’Ordine professionale; nella discussione sul futuro mettiamo quindi in fila alcuni capisaldi, che io chiamo conquiste, che non appartengono più alle ipotesi, ma alle certezze.
Iniziamo col nostro riconoscimento professionale, era il 1994: da lì l’emersione degli audioprotesisti, quali professionisti sanitari soggetti esclusivi nella selezione, fornitura, adattamento e controllo degli ausili per l’udito. Poi la legge 3/2018 con l’Ordine professionale (e il riconoscimento della nostra professione intellettuale) che ci censisce in un elenco pubblico (albi provinciali). Parliamo poi dello stato dell’arte normativo che di fatto crea il necessario spartiacque, ad esempio, tra amplificatori e apparecchi acustici già normati nel lontano 1997 e oggi oggetto del nuovo regolamento MDR745/2017 EU, che ne differenzia classificazione e la destinazione d’uso (gli amplificatori possono essere liberamente commercializzati, ma non possono essere destinati agli ipoacusici).
Queste norme fondamentali, da cui evidentemente ne derivano altre che non riporto per non appesantire il concetto, fissano il perimetro indiscutibile nel quale ricondurre tutte le riflessioni e discussioni sui modelli futuribili in cui possiamo evolverci e trasformarci contenendo le discussioni nell’ambito del vero, verosimile o irrealizzabile.
Solo con una forte consapevolezza, e conoscendo questi elementi, possiamo utilizzare le nostre riflessioni e discussioni per percorsi utili alla crescita del ruolo. Tutta questa premessa mi è utile per chiarire le idee ai colleghi che mi hanno segnalato una forte preoccupazione per la necessità di meglio organizzare le nostre attività con standard organizzativi che ottimizzino il servizio al cliente/paziente, incluse le nostre esclusive prestazioni di cui alle linee guida elaborate dal CTS ANAP – l’unico documento di “buone pratiche” di riferimento per la definizione di diligenza dell’audioprotesista.
Mi assumo la responsabilità di non aver ben dettagliato la fase embrionale della discussione che in un lampo è parsa come il tentativo di creare una nuova figura professionale a svilimento dell’audioprotesista (e per fare pari e patta nelle responsabilità ne contesto, però, la strumentalizzazione).
Ora devo ai Colleghi che hanno segnalato il tema un ringraziamento e il mio plauso per la loro sensibilità, fornendomi l’occasione di chiarire, approfondire e fissare i termini della questione. Da ormai più decennio siamo in AEA, la nostra associazione europea, impegnati a studiare e fissare gli standard di servizio dei centri acustici e ciò per strutturare una rete di servizi adeguati agli standard minimi, regolati dalle norme ISO e replicabili nei vari paesi o, detto in modo grossolano, lo standard europeo che riempie di contenuti l’esercitare in una struttura sanitaria privata, che per svolgere l’attività in rapporto con i Servizi sanitari nazionali pubblici e/o privati, deve avviare procedure di accreditamento e convenzionamento.
Questa prospettiva ci impegna nell’immaginare che tutte le figure che ruotano attorno all’attività, siano adeguatamente formate per ruoli e mansioni che non hanno (non devono, né possono) aver impatto sulle nostre esclusive professionali, ma che semmai possano integrare al meglio il concetto di presa in carico del soggetto ipoacusico in un centro acustico.
Nel nuovo anno cercheremo di migliorare la nostra interazione con l’intenzione di organizzare vari incontri sul tema, per meglio recepire le diverse sensibilità al riguardo. Altro argomento che ormai urge di una o più soluzioni, e che dobbiamo affrontare insieme, riguarda il crollo dei candidati alle nostre scuole universitarie.
Non voglio qui dilungarmi sulle cause, ammetto che sono varie e non tutte governabili. Quello che mi (e ci) interessa è discutere di possibili soluzioni, atteso che non siamo disponibili a uno svilimento dei contenuti formativi creati voluti e sostenuti dalle nostre associazioni e tantomeno ad abdicare al ruolo di formatori, svolto nei nostri centri in tutte le fasi di tirocinio professionalizzante. Sgombriamo subito il campo da possibili equivoci e da interpretazioni fantasiose. Fin dalla nascita dei primi corsi di laurea, ci siamo attivati non solo per definire i contenuti negli ordinamenti didattici, ma anche definendo e sistematizzando gli atti professionali che i candidati all’esame di Stato debbono avere quali competenze esclusive e che completano il concetto di core competence.
Ritengo che oggi, di fronte al panorama che abbiamo, ovvero l’opportunità di conseguire un titolo abilitante all’estero e conseguentemente la possibilità di esercitare la professione nel nostro paese, dobbiamo agire per esportare la nostra esperienza affinché tutte le università in Europa condividano alcuni semplici principi: ogni futuro collega audioprotesista deve avere nel proprio curriculum l’affiancamento nel periodo di tirocinio professionalizzante di tutor riconosciuti e formati e per gli insegnamenti di audioprotesi esclusivamente colleghi riconosciuti e qualificati. Solo così, credo, eviteremo un impoverimento delle nostre competenze a vantaggio dei nostri assistiti.
0 commenti