Il comparto audioprotesico italiano ha, da sempre, guardato all’Europa con interesse e con atteggiamento proattivo. Non per caso, l’ANA figura tra i fondatori dell’Associazione Europea Audioprotesisti (AEA, anno 1970) ed è tra i maggiori promotori dell’interazione e della collaborazione fra i Paesi europei. L’Assemblea Generale, da sempre l’evento centrale della vita associativa AEA, avrà luogo, quest’anno, a Milano il prossimo 3 giugno 2024, accompagnata, il giorno precedente, da un mini-simposio cui parteciperanno relatori da tutto il continente per discutere temi legati ai problemi uditivi e alla professione di Tecnico audioprotesista. Fare parte dell’Associazione Europea, oltre a garantire un proficuo scambio di informazioni, è fondamentale per confrontarsi su temi sovranazionali le cui ripercussioni sul nostro Paese possono essere – spesso – anticipate o, in ogni caso, preventivamente analizzate. Mi riferisco, ad esempio, alla Medical Device Regulation del 2017, la cui implementazione è sì un tema locale, ma da affrontare il più possibile in sinergia con altre realtà che, molto più di quanto si immagini, si trovano ad affrontare problematiche analoghe alle nostre. O la teleaudiologia: oggetto di uno Standard ISO attualmente in discussione (denominato tHAFM – tele-hearingaidfitting
management) i servizi teleaudiologici sono un argomento all’ordine del giorno che – e questa volta
non per volontà, ma per natura – non può che essere affrontato attraverso gli istituti nazionali e internazionali di normazione (in Italia, l’UNI) all’interno dei quali le azioni di monitoraggio e di intervento sulle proposte di regolamentazione sono condotte in collaborazione con le Associazioni degli altri Paesi europei. L’Assemblea di Milano sarà l’occasione per riaffermare i quattro punti chiave della politica dell’associazione europea:
1. Tutte le persone con problemi di udito devono avere il diritto e l’accesso a un’assistenza audioprotesica
in presenza e di qualità Un principio di universalità che non possiamo non sottoscrivere, con particolare riferimento alla teleaudiologia. È essenziale, infatti, concentrarci sulle sfide che essa ci pone e sui punti chiave che, a livello di normative o di linee guida, dovranno necessariamente essere affrontati nel prossimo futuro al fine di standardizzare e uniformare questa modalità di assistenza, nell’interesse dei pazienti: identificazione del professionista sanitario, protezione dei dati, taratura dei dispositivi di test, etc… Porre attenzione a tutto ciò ci permetterà di rispettare il principio che deve guidare l’assistenza teleaudiologica. Qual è questo principio? L’erogazione di un servizio della stessa qualità o superiore rispetto al servizio erogato in presenza. A questo proposito è di cruciale importanza il tema della candidatura dei pazienti per i servizi teleaudiologici: essa deve essere valutata e confermata per ogni specifico servizio e per ogni paziente. È necessario, ad esempio, tra le valutazioni che devono guidare il professionista sanitario nello scegliere – sempre in accordo con il paziente, che deve essere informato sulle potenzialità e sui limiti della teleaudiologia per evitare aspettative eccessive o incomprensioni – di utilizzare l’assistenza remota, tenere conto di abilità quali la competenza tecnologica, la capacità manuale, le capacità visive, cognitive o di altro tipo (e ciò, per professionisti sanitari quali i Tecnici Audioprotesisti che assistono pazienti con un’età media di 74 anni, è ancora più importante).
È essenziale, poi, che i servizi di teleaudiologia, i software e le piattaforme utilizzate per i servizi telematici
siano inclusivi e accessibili per la maggior parte dei candidati, evitando ogni complicazione e utilizzando, il più possibile, interfacce dirette e di facile comprensione.
2. L’assistenza audioprotesica deve essere fornita da un professionista sanitario riconosciuto e regolamentato in ogni Paese europeo In Italia, dove la professione è regolamentata da tempo
ormai immemore ed esistono, tra le altre cose, l’obbligatorietà di formazione continua (ECM) e di iscrizione all’Albo, tendiamo a darlo per scontato, ma il pieno riconoscimento professionale non è ancora patrimonio di tutti i Paesi europei: l’impegno di tutta l’AEA è di farsi promotrice, presso quelle realtà dove tale step non è ancora stato compiuto, di azioni di sostegno e di supporto istituzionale.
3. Nell’implementazione locale del Regolamento sui Dispositivi Medici, deve essere chiaro che è l’Audioprotesista l’unico professionista che regola, adatta e personalizza gli apparecchi acustici
Pur non trattando direttamente di temi professionali, certamente il Regolamento sui Dispositivi Medici impatta anche sull’attività dei Tecnici audioprotesisti, che gestiscono quotidianamente gli apparecchi acustici. Ed aggiungo: deve impattare, perché la circolazione in sicurezza di un dispositivo medico complesso (e per bisogni complessi) come l’apparecchio acustico non può prescindere dalla sua corretta scelta, adattamento ed applicazione da parte del professionista sanitario titolato e competente per farlo.
4. L’assistenza audioprotesica non può essere oggetto di una gara d’appalto al minor prezzo, in quanto ciò comporta una riduzione della qualità, mentre ogni persona con perdita dell’udito ha diritto a un’assistenza professionale di qualità.
Che dire? Inutile qui dilungarsi sull’inappropriatezza delle gare d’appalto, sull’annoso tema-LEA e l’auspicato pieno ripristino del sistema tariffario per l’assistenza audioprotesica erogata con contributo del Servizio Sanitario Nazionale. Mi preme, invece, sottolineare come questo punto, ultimo ma non meno importante, non sia un tema esclusivamente italiano, ma che interessa tutti i Paesi europei. Le gare d’appalto al minor prezzo mettono a repentaglio la qualità dei servizi ed il diritto di libera scelta degli assistiti, a Roma come a Bruxelles o Berlino.
Siamo consapevoli, come Audioprotesisti e come aziende, di non essere soli, ma di essere inseriti in un contesto internazionale del quale dobbiamo necessariamente tenere conto e che abbiamo il dovere di governare, nei limiti del possibile, per gestire ogni cambiamento senza arrivare in ritardo. E l’AEA, è la sede istituzionale più adatta per farlo.
Corrado Canovi
Presidente ANAP
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