INTRODUZIONE
Negli ultimi anni, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano si trova a fronteggiare una crisi sempre più evidente e profonda, legata alla carenza di professionisti sanitari. Si tratta di una problematica di natura sistemica, le cui cause affondano le radici in una combinazione di fattori demografici, organizzativi e socioeconomici. L’insufficiente disponibilità di medici, infermieri e altri operatori sanitari incide negativamente sulla qualità e sulla tempestività dell’assistenza, con ripercussioni gravi sulla salute pubblica e sulla sostenibilità del sistema stesso.
DIMENSIONI E DATI DEL FENOMENO
Secondo i dati di. usi da Wired Italia (2025), il personale infermieristico impiegato nel SSN è diminuito in modo significativo negli ultimi anni. Tra il 2020 e il 2022, oltre 16.000 infermieri hanno abbandonato volontariamente il sistema sanitario pubblico, un’emorragia professionale che ha colpito in particolare il 2022, con più di 6.600 uscite. A fronte di questi dati allarmanti, le nuove assunzioni si sono rivelate insufficienti a compensare il turnover, determinando un sovraccarico di lavoro per il personale in servizio e un peggioramento dei livelli assistenziali.
Il problema si aggrava ulteriormente alla luce delle previsioni per il prossimo quinquennio. Come riportato da Quotidiano Sanità (marzo 2025), entro il 2030 andranno in pensione circa 66.670 infermieri e 35.600 medici, evidenziando un rischio concreto di collasso organizzativo, se non verrà attuato un piano efficace di ricambio generazionale.
LA CAUSE DELLA CRISI: FATTORI STRUTTURALI E SISTEMICI
Le ragioni che alimentano la crisi del personale sanitario sono da ricondurre a una pluralità di fattori. In primo luogo, le condizioni lavorative risultano spesso gravose: turni prolungati, retribuzioni non competitive rispetto agli standard europei, carichi psicofisici elevati e un’insufficiente valorizzazione professionale. Questi elementi spingono molti operatori a lasciare il settore pubblico, a cambiare professione o a trasferirsi all’estero. Secondo Reuters (novembre 2024), in Italia si sono tenuti numerosi scioperi da parte di medici e infermieri per rivendicare salari adeguati e condizioni di lavoro più dignitose. A ciò si aggiunge una pianificazione inadeguata della formazione sanitaria. Per anni, il numero programmato di accessi alle facoltà di medicina e alle scuole di specializzazione è stato inferiore alle reali necessità del sistema. Questo ha generato un disallineamento tra l’o. erta formativa e la domanda sanitaria, riducendo la capacità del sistema di assorbire il fabbisogno di professionisti.
LE MISURE NORMATIVE E LE CRITICITA’ RESIDUE
In risposta all’emergenza, il Governo ha introdotto alcune misure temporanee. Tra queste, il decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (maggio 2023) ha autorizzato, in via straordinaria, l’esercizio temporaneo della professione per personale sanitario e socio-sanitario anche in deroga ad alcune normative vigenti, prorogando tale possibilità fino al 31 dicembre 2025. L’obiettivo è garantire continuità assistenziale e colmare i vuoti organici nel breve periodo.
Tuttavia, tali misure sono state criticate da numerose organizzazioni del settore, poiché considerate palliative e non risolutive. La Fondazione GIMBE, in una recente analisi pubblicata da Dottnet, ha evidenziato come la Legge di Bilancio 2025 non preveda stanziamenti sufficienti per un intervento strutturale. Al contrario, molte Regioni si trovano costrette a operare tagli di spesa, rendendo ancora più difficile investire in nuove assunzioni o nella formazione del personale.
PROSPETTIVE E STRATEGIE PER IL FUTURO
Affrontare in maniera efficace la carenza di professionisti sanitari richiede un approccio strategico e integrato. È necessario ripensare la governance delle risorse umane nel settore sanitario, partendo da una mappatura precisa dei fabbisogni a livello territoriale e da una programmazione pluriennale degli accessi ai percorsi formativi. Al contempo, è fondamentale intervenire sulle condizioni contrattuali e professionali degli operatori, promuovendo la valorizzazione delle carriere, il benessere organizzativo e la tutela della salute sul lavoro.
Occorre inoltre investire in innovazione tecnologica e digitalizzazione per supportare il personale nei compiti ripetitivi e burocratici, liberando risorse da dedicare all’assistenza diretta.
Infine, va rafforzato il ruolo delle professioni sanitarie e dell’assistenza territoriale, in linea con i modelli di sanità di prossimità promossi dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
CONCLUSIONI
La carenza di professionisti sanitari rappresenta oggi una delle più gravi criticità per la tenuta del SSN. Si tratta di un’emergenza che va ben oltre la semplice difficoltà di reperire personale: essa riflette decenni di sottovalutazione politica, di scelte economiche restrittive e di mancata valorizzazione del capitale umano della sanità. La risposta a questa crisi non può essere episodica né frammentata. È necessario un intervento strutturale, fondato su una visione sistemica e di lungo periodo, che riconosca il valore strategico delle professioni sanitarie e investa concretamente sul loro futuro.
Corrado Canovi – Presidente ANAP
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