Il Punto di Dario Ruggeri: l’Audioprotesista e le nuove tecnologie

Nov 5, 2024 | Associazione, Attualità, Professione | 0 commenti

L’entrata nel mercato usa degli Airpods con funzioni “audioprotesiche” (test dell’udito, apparecchio acustico e riduzione del rumore) ha riaperto la discussione in tema di tecnologia e professione

di Dario Ruggeri

Segretario nazionale FIA – ANA – ANAP

Durante lo scorso Congresso Nazionale FIA, ci siamo chiesti quale fosse la differenza fra un amplificatore acustico e un apparecchio acustico, e la risposta era piuttosto semplice: l’Audioprotesista.

E tra le nuove AirPods, che integreranno alcune funzioni tipiche di un apparecchio acustico, e un apparecchio acustico? Con buona approssimazione, la risposta è sempre la stessa: l’Audioprotesista.

Ma non solo. La notizia che un colosso dell’hi-tech come Apple stia facendo il suo ingresso nel mondo dell’audioprotesi, seppur senza produrre direttamente apparecchi acustici, ma – in sostanza – sfruttando la tecnologia che già possiede, ha giustamente scatenato varie reazioni. C’è chi si è spaventato, e unendo i puntini che vanno dalla recente liberalizzazione degli OTC (apparecchi acustici “da banco”) da parte dell’FDA fino alle AirPods, ha ottenuto un disegno piuttosto pericoloso per il settore, e chi ritiene – al contrario – l’entrata nel mercato di prodotti tecnologici innovativi uno dei modi di ridurre lo stigma e di far parlare di ipoacusia, oltre a permettere a persone non protesizzate di familiarizzare con dispositivi in grado di compensare la loro perdita uditiva.

Sono, in sostanza, le stesse reazioni del settore all’arrivo degli amplificatori acustici (divisi tra “apocalittici” e “integrati”, direbbe Umberto Eco). Di sicuro c’è una cosa: non da oggi, ma da anni, sono disponibili sul mercato vari dispositivi elettronici in grado di amplificare i suoni.

L’“esclusiva” tecnologica degli apparecchi acustici, se mai c’è stata, è durata pochi decenni. Ma è questa la nostra forza? A leggere i numeri del mercato, i dati sulla disoccupazione (pressoché nulla fra gli Audioprotesisti), i dati sui fabbisogni di Audioprotesisti si direbbe proprio di no. E allora, forse, la forza del settore non è nel detenere la tecnologia dell’amplificazione sonora, ma nella qualità dei dispositivi (sempre più alta) e nella nostra professionalità.

Si parla spesso, e giustamente, di inscindibilità prodotto/prestazione (senza citare leggi e decreti, è indubbio che l’apparecchio acustico debba essere scelto, adattato, regolato e controllato nel tempo da un Audioprotesista) ma, forse, è bene rimarcare anche l’inscindibilità paziente/Audioprotesista. L’apparecchio acustico ha, certamente, bisogno di un Audioprotesista per poter funzionare (tradotto: per poter fare il suo mestiere, e cioè far sentire meglio), ma ancora di più è il paziente ad aver bisogno di noi. E la risposta a questo bisogno non sarà mai tecnologica, ma solo e sempre professionale, umana.

Una professione riconosciuta, ordinata, formata da più di 4.500 professionisti sanitari laureati che ormai fanno parte di una vera e propria équipe multidisciplinare finalizzata alla presa in carico del paziente ipoacusico (insieme a Medici, Audiometristi, Logopedisti…) non potrà mai essere sostituita da alcun prodotto tecnologico. Abbiamo forse paura degli ultimi apparecchi acustici, dispositivi ormai all’avanguardia con performance acustiche e capacità di regolazione elevatissime, oltretutto prodotti da aziende specializzate, e non da colossi la cui attività nel campo dell’acustica era e resterà, sempre, marginale? Ormai si regolano da soli, dice sconsolato qualche collega. Ma questo pessimismo origina da un errore di fondo: l’idea, cioè, che l’Audioprotesista sia semplicemente un installatore/regolatore di apparecchi acustici.

Se così fosse, la nostra formazione non sarebbe universitaria e l’elenco degli atti propri del nostro profilo professionale non sarebbe così ricco.

E, inoltre, non saremmo così importanti per i pazienti. La Federazione Europea delle Persone con Deficit uditivi (EFHOH, European Federation of Hard of Hearing People) ha pubblicato, a gennaio del 2022, un position paper nel quale esprime grande preoccupazione per l’entrata nel mercato USA degli apparecchi acustici da banco, acquistabili da alcune categorie di ipoacusici senza prescrizione medica e senza l’apporto dell’Audioprotesista.

«Siamo preoccupati dalla direzione che stanno prendendo gli apparecchi acustici OTC, della potenziale perdita di qualità della cura dell’udito e dei danni al percorso riabilitativo. Le persone con problemi di udito richiedono misure di riabilitazione e accessibilità, nonché apparecchi acustici e tecnologie assistive per raggiungere il loro pieno potenziale e una vita indipendente».

La rimediazione uditiva, secondo l’EFHOH, non può essere affidata direttamente “alle mani della stessa persona che soffre di perdita dell’udito”. E poi, con un’immagine ancora più chiara: “gli apparecchi acustici sono dispositivi medici che fanno parte di interventi di riabilitazione dell’udito, e non gadget elettronici di consumo”.

In ultima analisi, la tecnologia è il nostro fondamentale strumento di lavoro, ma non potrà mai risolvere tutti i problemi dei pazienti.

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