Stiamo vivendo una trasformazione epocale. Il cosiddetto inverno demografico, tanto discusso a livello europeo quanto italiano, non è più uno scenario lontano, ma una realtà con cui confrontarsi oggi. Le proiezioni della Commissione Europea parlano chiaro: entro il 2100, la popolazione in età lavorativa nell’UE diminuirà di circa 57 milioni di persone.
Un dato che, da solo, basta a definire la portata della sfida che ci attende.
Ma cosa significa questo per il nostro settore, quello audioprotesico?
Significa molto. La popolazione europea over 65 – il nostro target naturale – continuerà a rappresentare una fetta rilevante, seppure numericamente in calo. In parallelo, la prevalenza della perdita uditiva aumenterà esponenzialmente. Questo cambiamento, infatti, porterà con sé un impatto profondo non solo sulla salute individuale, ma anche sui sistemi sanitari, sui mercati del lavoro e sui bilanci pubblici, fino a incidere sulla competitività economica e geopolitica dell’Europa.
Il dato più impressionante? Secondo l’OMS, il costo globale della perdita uditiva non trattata si aggira intorno ai 980 miliardi di dollari l’anno, includendo spese sanitarie dirette e costi indiretti, come la riduzione della produttività. Eppure, un aspetto fondamentale spesso viene trascurato: la cura dell’udito è parte della soluzione. Non risolve da sola le sfide demografiche, certo, ma contribuisce in modo cruciale a una società più sana, attiva e inclusiva. Il benessere uditivo è salute, ma è anche socializzazione, partecipazione, qualità della vita. E qui arriva una notizia positiva, che voglio condividere con orgoglio: sempre più giovani si avvicinano agli apparecchi acustici, con maggiore consapevolezza e superando i vecchi stigmi. Apprezzano questi strumenti non solo per il valore medico, ma anche per il contributo alla loro vita sociale e lavorativa. Un risultato che dobbiamo anche alle tante campagne di sensibilizzazione promosse a livello nazionale ed europeo, come il World Hearing Day e molte altre iniziative che abbiamo sostenuto e di. uso.
Sta nascendo un nuovo pubblico: più informato, più attento, spesso con ipoacusie lievi o moderate, ma comunque desideroso di soluzioni efficaci.
Su questa fascia si giocherà la vera sfida del futuro. L’hanno capito bene colossi come Apple, Luxottica e il mondo degli OTC, che guardano al settore dell’udito con nuovo interesse. Ma attenzione: in questo panorama in evoluzione, il protagonista irrinunciabile resta l’audioprotesista.
Protetto da una normativa chiara e solida, l’audioprotesista è e deve rimanere al centro di ogni percorso di cura dell’udito. Nessun dispositivo, per quanto avanzato, potrà mai sostituire la competenza, l’ascolto, la capacità di personalizzazione che solo un professionista qualificato può garantire.
Per questo dobbiamo allargare il nostro campo d’azione, puntando con decisione su screening uditivi sistematici, non solo per i neonati, ma anche per l’età adulta. Serve una strategia europea integrata, che favorisca l’innovazione, l’accesso alle cure, e promuova campagne mirate a eliminare lo stigma e valorizzare l’inclusione. Proprio questi argomenti si è discusso nei giorni scorsi, nel Parlamento Europeo, in occasione di un incontro promosso da EHIMA, European Hearing Instrument Manufacturers Association. Il ruolo della tecnologia, in continua evoluzione, insieme alla professionalità degli operatori sanitari, rappresentano un patrimonio unico in Europa e la candidano al ruolo di leadership nel settore.
La strada è chiara: solo attraverso il lavoro congiunto di ricercatori, operatori sanitari, aziende del settore e istituzioni pubbliche, potremo affrontare le sfide di domani con strumenti efficaci.
Il futuro si costruisce oggi, e la salute uditiva deve diventare una priorità nell’agenda pubblica. Sono fiducioso: insieme possiamo continuare a sensibilizzare, innovare, formare e servire al meglio una società che cambia. E ne parleremo abbondantemente tra pochi mesi, nel prossimo Congresso di Rimini. Vi aspetto numerosi!
Mauro Menzietti – Presidente ANA
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