Durante l’ultimo Congresso sono stati riaffermati i principi sui cui costruire l’Audioprotesi che verrà
di Corrado Canovi
Cari Associati,
un buon editoriale, perché sia letto con interesse e partecipazione, dovrebbe trattare argomenti dibattuti, contesi dall’opinione pubblica (o meglio, quella del nostro comparto), ma dopo un Congresso come quello appena conclusosi, per nulla divisivo e anzi, nel quale tutte le identità del settore- quella industriale, quella imprenditoriale e quella intellettuale – hanno tracciato unanimi obiettivi e dichiarata la loro sinergia, dove trovare questi argomenti divisivi? Siamo un comparto maturo che ha scelto di lavorare insieme: colgo, quindi, l’occasione del mio primo articolo da Presidente ANAP per riepilogare i capisaldi che rappresentano le colonne portanti sui quali dovremo strutturare l’audioprotesi che verrà, partendo proprio da questa rinnovata collaborazione tra le anime del settore.
Quando, parliamo ormai dei primi anni ’80, fu scelto di percorrere la strada che conosciamo, inserendo cioè il neonato Audioprotesista tra le professioni sanitarie – con tutti gli oneri e gli onori che ciò comportava – non dimentico come fossero in tanti a immaginarsi un impoverimento del mercato, se non proprio la fine del nostro modello distributivo! Così, evidentemente, non fu. Queste visioni apocalittiche possono, oggi, far sorridere, ma vi assicuro che tali pressioni – e avendo vissuto in pieno quegli anni posso parlarne con ampia cognizione – hanno pesato sul comparto più ancora della pandemia da COVID-19, una tempesta che ha colpito una nave – quella dell’Audioprotesi – comunque ben strutturata e resiliente a ogni evento avverso.
Cosa ci resta del Congresso di Rimini? Quali sono, come va di moda dire oggi, i take home messages, cioè i messaggi più importanti che dobbiamo portarci a casa?
Eurotrak
Partiamo dalla ricerca Eurotrak: quello italiano, è un vero e proprio modello. La soddisfazione dei pazienti si attesta intorno all’80% ormai da più di dieci anni e il numero di cassettisti è il più basso d’Europa. Cosa significa questo? Sicuramente una cosa: lavoriamo bene. Chi indossa un apparecchio acustico, lo porta e ne è soddisfatto. Chapeau, cari colleghi.
E ancora sui cassettisti. Evidentemente, gli sforzi compiuti per aumentare la qualità delle nostre prestazioni, l’aver – con fatica – reso imprescindibile la competenza universitaria e la formazione continua in medicina (ECM), unitamente a una sana competizione in termini di mercato, ha spazzato via un mantra che echeggiava da molto, troppo tempo: li comprano, ma poi non li usano. Quante volte, e non dico nulla di nuovo, ci è stato rinfacciato l’abbandono terapeutico quale elemento che metteva in discussione la bontà della protesizzazione quale principale rimedio dell’ipoacusia! Bene: Eurotrak, che ha il potere di farci parlare di numeri e non di posizioni personali, ci dice, finalmente il contrario.
Gli OTC
Al Congresso abbiamo affrontato, tra gli altri, un tema del tutto nuovo, quello degli apparecchi acustici OTC (over-the-counter, cioè da banco) recentemente introdotti negli Stati Uniti. Tali apparecchi acustici possono essere distribuiti, a soggetti con livelli di ipoacusia da lieve a moderata, senza alcuna prescrizione medica né alcuna professione sanitaria coinvolta: una de-medicalizzazione totale. Dobbiamo spaventarci? No, cari Associati, uno spettro NON si aggira per l’Europa. Se il rischio di un arrivo degli OTC in Europa, e ancor di più in Italia, è remotissimo e legato a rivoluzioni normative francamente non ipotizzabili né verosimili, è proprio grazie all’attività di protezione della professione per la quale le nostre Associazioni (parlo anche dei nostri colleghi europei) hanno lavorato e lottato negli ultimi quarant’anni. Nessuna possibilità, quindi, di vederci né scavalcati né colonizzati come, in maniera sicuramente strumentale, qualcuno prefigurava. Non per questo dobbiamo trascurare il fenomeno, che va certamente attenzionato, ma consci del fatto che il nostro status rappresenta un importantissimo strumento di tutela.
I nuovi LEA
E poi i nuovi LEA, l’annosa questione che ha tenuto impegnate le agende dell’Associazione per anni, ormai dal 2015 (hanno in cui circolavano le prime bozze del DPCM che avrebbe visto la luce due anni dopo). Finalmente abbiamo avuto la possibilità di annunciare, non solo agli Audioprotesisti ma anche al grande pubblico (il Congresso di quest’anno ha avuto una copertura mediatica senza precedenti, con più di un centinaio di testate giornalistiche coinvolte) il ripristino del sistema tariffario per gli apparecchi acustici a garanzia dell’autonomia di scelta del dispositivo da parte dell’Audioprotesista e della continuità assistenziale per i pazienti. Un annuncio giunto non solo da aziende e professionisti, ma anche da pazienti (Senioritalia) e mondo produttivo (Confindustria Dispositivi Medici), che, insieme, hanno dichiarato la volontà di mantenere il massimo coordinamento per l’elaborazione di proposte migliorative dell’attuale modello di fornitura.
Le Linee Guida
Al centro della sessione dedicata alla professione, sono state presentate,dal nostro Comitato scientifico, le prime (e uniche) Linee Guida professionali che, oltre a sancire il ruolo intellettuale del Tecnico Audioprotesista, sono lo strumento con il quale è stata tracciata la strada di una best practice condivisa e operativa basata, inoltre, sul Codice deontologico. Documenti dinamici, non vergati nella pietra ma in costante aggiornamento e revisione con l’obiettivo di rappresentare sempre meglio le nostre riserve di esercizio e di tutelare al massimo i diritti degli assistiti.
Ma la storia migliore, è quella ancora da scrivere!
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