di Mauro Menzietti (presidente ANA)
Cari colleghi, per la prima volta mi trovo a scrivere in una veste diversa, quella di presidente Ana. Per questo atto di fiducia espresso nei miei confronti, desidero esprimervi il mio più sincero ringraziamento. Questa presidenza per me sarà non un punto di arrivo ma di partenza, insieme a tutti voi, verso obiettivi nuovi e importanti.
Ringrazio il mio predecessore, il dott. Salvatore Regalbuto per l’ottimo lavoro svolto e per avermi consegnato un’associazione in perfetto stato di salute. A Rimini ci siamo ritrovati in tantissimi, abbiamo dimostrato di essere dei veri professionisti, che sanno mettersi in gioco, che hanno l’umiltà e la volontà di migliorarsi e che vogliono guardare al futuro con grande speranza. Io assicurerò il massimo impegno personale per la crescita del comparto audioprotesico. Un comparto che, a dire il vero, a Rimini ho trovato in una forma smagliante. Ho visto tante categorie rappresentate: studenti, collaboratori, imprenditori, direttori, fabbricanti, esperti di risorse umane, di marketing, di tecnologia. I migliori del settore, una straordinaria garanzia di successo per tutti.
Abbiamo affrontato insieme temi fondamentali, legati al nostro futuro. Dai pregiudizi che ancora ci penalizzano, alle tanto temute gare; dall’Ordine professionale alla lotta agli amplificatori acustici. Su questo e altro siamo al lavoro. Ma ritengo ci sia una direzione in particolare verso cui dobbiamo dirigere le nostre energie: esiste un mondo al di fuori di qui che ancora non ci conosce abbastanza. Sono gli 8 milioni di persone che hanno un problema di udito rimediabile e che inspiegabilmente non ne hanno parlato con il loro medico specialista otorino, né tantomeno con un audioprotesista. Ancora oggi, nel 2019, si aspetta, si temporeggia, malvolentieri si accetta la protesi acustica.
E in questo quadro va sottolineato che l’unica fonte di informazione siamo noi. Noi lanciamo le campagne pubblicitarie, noi ci preoccupiamo di organizzare screening di massa: la spinta alla consapevolezza, la battaglia al pregiudizio, provengono da noi. Ecco allora che in cima alla lista dei buoni propositi per il nuovo anno possiamo inserire questo impegno: colmare il vuoto culturale. Farlo è importante perché è in esso che si insinuano “virus” pericolosi: gli amplificatori acustici, le falle nella stesura dei nuovi LEA, quel rapporto mai chiarito con la classe medica e i pregiudizi legati al costo delle protesi acustiche. Tante, troppe barriere, a cominciare dalle mancate prescrizioni che ci costringono a fare tutto da soli, a nuotare contro corrente. Accettiamo la sfida, cogliamo questa grande opportunità, facciamoci conoscere davvero, dai pazienti, dai medici, dalla società civile.
Prevenzione, Comunicazione, Qualità. Sono queste le direttrici che devono orientare il nostro cammino. Dobbiamo convincere le istituzioni politiche e sanitarie che l’ipoacusia deve essere contrastata con un’incisiva azione di prevenzione. Dobbiamo sensibilizzare l’opinione pubblica, offrire una corretta informazione, educare all’ascolto. Lo chiede anche l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ci incoraggia a fare un “investimento sonoro”. Abbiamo gli strumenti di comunicazione, una rivista ufficiale che raggiunge quasi le 11 mila copie stampate e diffuse e finalmente anche i media nazionali sono interessati ad ascoltare le nostre istanze. Cogliamo questa straordinaria opportunità, facciamoci avanti. Infine, puntiamo sulla qualità, investiamo sulla nostra professionalità, non accontentiamoci. Essere audioprotesisti oggi è una scelta importante, dobbiamo dirlo agli studenti che si avvicinano alla professione. La nostra storia ha conosciuto un’evoluzione rara. Siamo partiti come venditori, oggi siamo laureati, abbiamo un Albo professionale, siamo dei veri professionisti della salute. Rappresentiamo un’eccellenza e dobbiamo essere preparati su molteplici aspetti, da quelli sanitari a quelli tecnologici. Siamo imprenditori, ma prima di tutto vengono le persone con la loro storia e la loro umanità.
La ricerca EuroTrak 2018, appena pubblicata, ci rivela che l’Italia è ai vertici mondiali per livello di soddisfazione dei pazienti. Non è certo un caso, ma è un risultato che è la somma dei fattori appena elencati. Da sempre ci caratterizzano servizi e competenze di alto profilo. È con questo bagaglio di professionalità che ci presentiamo. E ormai siamo davvero ovunque, a testa alta. Ovunque si debbano promuovere la salute e la qualità della vita. Questo è quel futuro che ci siamo scritti da soli e che finalmente è arrivato. Proseguiamo in questa rivoluzione, che è culturale, perché quello che ogni giorno realizziamo nei nostri Centri è davvero un piccolo miracolo, soprattutto umano. Auguro a tutti un buon 2019, ricco di traguardi e di soddisfazioni ma anche di impegno e di nuovi obiettivi. Diamo forza alla nostra Associazione, rappresentiamo l’eccellenza della categoria, ma questo a noi non basta.
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