SIAF: il prof. Berrettini eletto alla presidenza per il Congresso 2023

Apr 3, 2022 | Attualità, News, Professione, Sanità

di Claudia Patrone

Intervista al professor Stefano Berrettini, direttore del dipartimento Specialità Chirurgiche dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa, che nel corso del Congresso Nazionale della Società Italiana di Audiologia e Foniatria (SIAF), è stato eletto presidente della Società per il prossimo biennio. Sarà lui a organizzare a Pisa il congresso nazionale SIAF del novembre 2023, cui parteciperanno circa mille specialisti provenienti da tutt’Italia. 

Con la crisi da Coronavirus, molte attività di competenza clinica non correlata all’infezione Covid-19 hanno subito ritardi e trasformazioni, comportando anche – in qualche caso – la necessità di individuare nuove soluzioni, come la telemedicina, applicata anche al distretto audiologico. Qual è la sua esperienza e quali le sue riflessioni per costruire un sistema sanitario corrispondente alle nuove sfide?

Osservando l’impatto della crisi da Coronavirus, constatiamo che molto è cambiato in medicina: anche le modalità di svolgimento dell’attività medica, in parecchi settori, si sono fortemente modificate. Il punto oggettivo principale è il ritardo diagnostico: in particolare, l’audiologia e la foniatria ne pagano ovviamente un prezzo elevato, nel senso che i pazienti rimandano le loro decisioni in campo audiologico e protesico, per trattare le patologie, per accedere alle terapie o per rivolgersi al medico. La soluzione della telemedicina è stata applicata – non ancora in maniera standardizzata, almeno nel mio distretto e nella mia regione – soprattutto nelle situazioni più critiche, quando tutto è stato chiuso per la pandemia. Potrebbe essere – e sarà sicuramente – una sfida per il futuro. Anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono previste risorse economiche dedicate alla telemedicina: toccherà a noi cercare di sfruttarle e utilizzarle; potrebbe essere molto utile, in campo audiologico. Nel nostro centro, ad esempio, sono state usate tecniche di telefoniatria per la riabilitazione dei bambini ipoacusici anche a distanza, che sono state mantenute anche dopo il lockdown per i pazienti residenti in aree lontane. Anche nel campo della deglutizione alcune sedute sono state eseguite da remoto, con buon successo. Un ottimo sistema sanitario non può non prevedere questa nuova frontiera, in particolare per i controlli in certe specialità dove il problema è cronico. Tuttavia, è opportuno ricordare che la telemedicina non potrà sostituire il rapporto fra medico e paziente.

La presidenza della SIAF – Società Italiana di Audiologia e Foniatria, che ricopre per il prossimo biennio, la chiama a lavorare anche sul miglioramento delle relazioni professionali fra i medici specialisti di quelle discipline e le altre figure complementari del settore, ad esempio i tecnici audioprotesisti che leggono questa intervista. Quali sono le sue idee di sviluppo in merito?

La SIAF, naturalmente, dovrebbe essere il contenitore scientifico principale per lo sviluppo del rapporto con le altre categorie, non solo mediche: coltiviamo le relazioni più consolidate con gli otorinolaringoiatri, ma già ci stiamo confrontando con i fisici acustici e con i vestibologi. Le professionalità legate alle problematiche audiofoniatriche, in particolare, ad esempio gli audioprotesisti, ma anche gli audiometristi e i logopedisti, dovranno essere legate. Le riunioni e i congressi della Società Italiana di Audiologia e Foniatria, in effetti, impostano da tempo il lavoro riunendo le figure mediche e le altre professioni. Solo collaborando, si riescono a sviluppare gli ambiti scientifici. Mi propongo di farlo: è necessario che le due categorie parlino molto fra loro e stabiliscano punti in comune, soprattutto di carattere scientifico, anche con una traslazione professionale. Il tutto rivolto verso la qualità del servizio. Se le due società individuano le direzioni comuni per le loro attività, sia scientifiche sia organizzative, possono beneficiarne entrambe. L’importante è il colloquio fattivo, che cercherò di promuovere nei prossimi due anni.

Il suo predecessore alla presidenza della SIAF, il professor Roberto Albera, ha informato i colleghi iscritti dell’incremento importante dei posti di specializzazione universitaria in queste due materie. Il nuovo corso in atto, inoltre, offre l’occasione di rilanciare la disciplina in ambito clinico ma anche formativo, impostando il lavoro di un impegno futuro irrinunciabile nelle tematiche inerenti l’udito e il linguaggio. Come intende incidere in tal senso, in qualità di presidente per il biennio 2021-2023? E qual è il messaggio per invitare le nuove generazioni di studenti in medicina a interessarsi di questi distretti?

Ha ricevuto nuovo impulso, l’audiologia e foniatria come specializzazione, dopo essere rimasta ai margini per un lungo periodo: il rilancio si manifesterà nei prossimi anni. Ha infatti già avuto uno sviluppo in ambito accademico, dove sono molti i professori ricercatori e i professori associati di audiologia e stanno aumentando significativamente i professori ordinari di audiologia, che erano presenti in numero limitato. In tal modo si sta consolidando una struttura universitaria – che comunque vantava già una storia specifica, anche se con alti e bassi – anche intorno allo sviluppo delle scuole di specializzazione, che hanno visto un incremento. Infine, è cresciuto il numero di specializzandi. Nei prossimi anni potremo riappropriarci di queste figure che, a nostro giudizio, sono fondamentali e sono le più idonee per confrontarsi con il mondo audioprotesico: senza alcuna sovrapposizione, proprio perché il loro profilo è del tutto diverso, in quanto strettamente medico, a differenza degli audioprotesisti che hanno conseguito la formazione tecnica. In ogni caso, sono convinto che una migliore conoscenza delle problematiche audiologiche favorisca la collaborazione con il mondo audioprotesico. Per quanto riguarda le nuove generazioni di specializzandi, tutti devono scegliere la disciplina per la quale credono di essere portati. In audiologia e foniatria si riscontra una discreta disponibilità, rispetto ad altre materie. Attualmente, la professione soffre di una certa difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro. Ma se, negli anni della formazione, si perfezionerà la conoscenza della materia, anche questo aspetto è destinato a risolversi, con beneficio delle prestazioni del servizio sanitario.

Ritornando al congresso SIAF che si è appena concluso in presenza a Torino, quali sono stati i risultati più rilevanti relativamente al ripristino di una ritrovata quasi normalità?

L’ultima edizione del congresso di Torino ha rappresentato certamente il ritorno alla quasi normalità: è stato un piacere per tutti incontrarci e ha dimostrato che la formazione a distanza è spesso molto meno stimolante e interattiva, permette minori approfondimenti e minori sviluppi delle conoscenze, ma anche dei contatti, che poi portano ad altre prospettive di lavoro nel campo della formazione e delle competenze scientifiche. È stato un ottimo congresso, dal punto di vista sia organizzativo sia dei contenuti: ha garantito un’elevata partecipazione, nonostante le limitazioni legate alla pandemia. Dunque si tratta di un’espressione importante della SIAF che, in condizioni normali, riesce a riunire un buon numero di specialisti ed altre professionalità. Questo ci porterà – speriamo – a svolgere il prossimo congresso #SIAF2023 in totale libertà, nel novembre 2023 a Pisa.

Un principio che probabilmente le è caro, siccome vi ha dedicato un lungo studio negli anni scorsi, è l’appropriatezza nell’ambito della pratica sanitaria. Quale lezione trae, dopo un periodo storico come quello pandemico, da un punto di vista di sostenibilità del sistema? Può fare un esempio concreto di come si unisce quel concetto, oggi, alle nuove e future necessità della diagnostica e della riabilitazione uditiva?

Fondamentale in tutti i campi della medicina, l’appropriatezza è un principio indispensabile. Oggi siamo sempre più legati alle linee-guida, che formano il personale sanitario e stabiliscono come dobbiamo comportarci. Da un lato questo è molto positivo, perché limita le decisioni non corrette e migliora la qualità media della medicina. Nel campo audiofoniatrico, fare progressi e procedere per linee-guida – ben interpretate – è essenziale, per riuscire, da una parte, ad elevare la qualità del servizio e, dall’altra, a contenere le spese in un momento in cui è così importante.

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