Intervista a Orietta Calcinoni, presidente AIOLP

Apr 18, 2023 | Attualità, Interviste | 0 commenti

di Valentina Faricelli

Orietta Calcinoni, specialista Orl e foniatra, dal 2022 è anche presidente dell’AIOLP, l’Associazione Italiana Otorinolaringoiatri Libero Professionisti. La sua, più che una professione, è una autentica passione che, come afferma lei stessa, le ha dato occasione di occuparsi di funzioni tra le più belle dell’essere umano. Non solo voce e udito, ma anche equilibrio, olfatto, gusto, articolazione, masticazione, deglutizione nei loro aspetti comuni e nei risvolti specifici di alcune professioni.

Presidente, la sua è una carriera lunga e interessante. Ma come è iniziata e soprattutto cosa l’ha portata verso la Foniatria e l’Otorinolaringoiatria?

Anche se la facoltà di Medicina è stata una scelta quasi casuale, alcuni corsi nei sei anni successivi mi avrebbero affascinata più di altri. Per il secondo triennio ho avuto la fortuna di essere interno alla Clinica Medica III di via Pace e confrontarmi con nomi illustri, come Dioguardi, Fiorelli, Podda, Cappellini. Ma mi rendevo conto che le corsie, il contatto con i pazienti era riservato agli interni e che come specializzanda avrei dovuto spostarmi nei laboratori. Così pensai di cambiare. Ero rimasta colpita dal corso di Otorinolaringoiatria del professor Bocca, ma tutti mi dicevano che sarebbe stato impossibile entrare nella sua scuola. Da pochissimo si era aperta anche a Milano la specializzazione
in Foniatria, con il professor Oskar Schindler, che andava avanti e indietro da Torino. Mi iscrissi e fui ammessa.

Quei tre anni volarono, nel frattempo si riaprirono i tirocini postlaurea e così iniziai a frequentare il reparto di Otorinolaringoiatria del Niguarda. E finalmente, dopo Foniatria entrai anche nell’ultimo corso di Otorinolaringoiatria e patologie cervico-facciali del professor Bocca. Al suo lavoro con i pazienti, ora si aggiunge anche la presidenza di AIOLP, incarico prestigioso e ricco di stimoli, vista la vocazione alla ricerca scientifica e alla formazione che caratterizza la Società. Sono socio AIOLP dal 1992, mi presentò il professor Pestalozza. Non avrei mai immaginato che un giorno i soci mi avrebbero eletta Presidente. Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di vivere sempre più direttamente l’attività del Consiglio direttivo e del Comitato scientifico, aumentata sempre più proprio in un triennio, come quello della pandemia, così impegnativo per il libero professionista. Intendo la mia funzione di presidente come un impegno a facilitare la presenza dei soci nelle attività dell’associazione, ma anche nel contatto con le diverse realtà, scientifiche e non, che possano avere diretto interesse nella libera professione: contatti diretti con esperti nazionali e internazionali, che possano restare anche oltre il momento di una lettura magistrale o l’intervento a un corso.

Dal 6 all’8 ottobre prossimi si svolgerà 21° congresso AIOLP, ospitato all’Hotel Expo Fiera di Milano. Un titolo interessante, che le chiedo di spiegarci meglio.

“Evoluzione Multidisciplinare della pratica ORL”. Come questi anni ci hanno dimostrato, lo Specialista libero professionista è un tassello essenziale nella medicina del territorio, un trait d’union per il paziente, tra medico di medicina generale o pediatra, reparti e cliniche di secondo livello o superiore, specialisti di altri campi – audiologi e foniatri, odontoiatri, maxillofacciali, neurologi, oculisti, gastroenterologi, medici legali, medici competenti – e altre figure sanitarie, quali logopedisti, audioprotesisti, audiometristi, ma anche farmacisti, nutrizionisti, fisioterapisti.
Le scienze mediche hanno vissuto una spinta superspecialistica negli ultimi decenni, ma la presa in carico del paziente e il progredire della cosiddetta one-health impone, soprattutto al libero professionista, una competenza multidisciplinare, non per sostituirsi ad altri ma invece per essere parte integrante e indispensabile di un’orchestra di salute, a vantaggio del paziente e di tutta la comunità. Un titolo che vorrei leggere anche a rovescio: nell’evoluzione multidisciplinare è essenziale la presenza dell’ORL.

Il Congresso nazionale è il momento più importante della vita associativa di AIOLP. Cosa si propone l’edizione di quest’anno?
Dopo il blocco imposto dalla pandemia, si ha un vero e proprio fiorire di proposte di corsi e convegni. Con il Comitato scientifico di AIOLP abbiamo deciso che se già alcuni temi sono stati sviscerati da altri eventi, possiamo dare spazio ad aspetti ormai non più di secondo piano. Quali sono le ricadute della medicina di genere in campo ORL? Il progresso della farmacologia, dove fenotipo e farmaci “biologici” sono un nuovo sbocco per superare protocolli “cristallizzati” e comprendere quale terapia prescrivere a quale paziente per garantirgli il massimo vantaggio, ma anche razionalizzare la spesa sanitaria.

Uno dei suoi interessi principali è per la voce professionale. Quanto è importante la prevenzione delle malattie della voce e la sorveglianza sanitaria nei professionisti in voce?
Dobbiamo ricordare che canto e oratoria esistono da millenni, mentre solo dagli anni Sessanta del secolo scorso abbiamo cominciato a capire qualcosa delle corde vocali e della fisiologia della produzione vocale. Concetti come tratto vocale e dosimetria vocale si sono evoluti negli ultimi decenni e hanno consentito anche l’evoluzione della voce artificiale, così presente attorno a noi: vogliamo paragonare le voci delle prime segreterie anni ’70, quegli “attendere prego” così metallici e anonimi e l’assistente vocale che molti hanno in casa o il navigatore che possiamo scegliere con la voce più “gradevole per noi”? Il professionista in voce ad alto livello ormai spesso conosce questi temi e difficilmente incorre in atteggiamenti dannosi, anzi ne ho visti riprendersi da tumori cerebrali o polmonari con recupero totale della propria voce professionale.

Dal 1987 lavora al Teatro alla Scala dove, dal 2009, ha l’incarico di ORL e Foniatra. Può raccontarci qualche aneddoto legato a questo aspetto della sua professione?
L’occasione di lavorare in Scala fu un onore che devo al professor Meda e al professor Colombo del Niguarda. Il teatro mi ha insegnato modalità lavorative senza sosta, è un piccolo villaggio globale in cui ognuno è essenziale. Ricordo quando l’allora responsabile delle Compagnie di canto del teatro, l’indimenticabile Luca Targetti, mi invitò in palco di proscenio per uno spettacolo. Per una volta mi concessi dei tacchi che normalmente non uso sul lavoro e invece fui costretta a correre su e giù per il teatro, per seguire un paio di artisti durante i fuori scena e gli intervalli. Spero nessuno abbia filmato quella mia corsa sui tacchi! In un altro aneddoto, ricordo un cantante che aveva stranamente continui problemi alla voce, tanto da essere decisamente fuori forma alle prove generali. Saliti in camerino scoprimmo che, per qualche insano consiglio, aveva assunto una gran quantità di una famosa bevanda salina per sportivi. Questo gli creò un vero e proprio danno alle corde vocali, tanto che per quello spettacolo venne sostituito.
Avesse chiesto aiuto per tempo, avremmo potuto aiutarlo con qualche consiglio, e soprattutto a proteggerlo dai cattivi consiglieri. Ricordo anche quando la parola Covid fece la sua primissima apparizione in teatro. Era il 22 febbraio del 2020 quando comparve il primo protocollo per personale e pubblico. Ma la partecipazione e la attiva collaborazione di tutti, dagli allievi del ballo e dalle voci bianche, no al Sovrintendente, permisero la magia. E pure in quella condizione di forti limitazioni, vidi l’orchestra, abituata alla prossimità della buca, suonare a distanze impensabili e addirittura con plexiglass fonoassorbente. Vidi gli artisti del coro cantare da palchi sovrapposti, da dietro i pilastri del Duomo, esibirsi con le mascherine, ma senza mai abbassare il livello artistico e sempre con la massima chiarezza di dizione. Il vero nemico era il silenzio. E il primo applauso che risuonò in teatro, seppur da un pubblico ancora ridotto, il 10 maggio 2021, e quel bis
per il “Va pensiero”, uno dei pochissimi nella storia del teatro, furono la vera luce in fondo al un tunnel.

Lei è anche nel team che ha prodotto le Linee guida nazionali sulla Protezione dal rumore nel settore dello spettacolo nel 2012. Un problema affrontato anche dall’OMS che proprio lo scorso anno ha lanciato gli Standard di ascolto sicuro nei luoghi ricreativi. A che punto siamo in Italia?
Ho partecipato a quel tavolo grazie a INAIL, dove ero allora Specialista ambulatoriale. Sottolineo una volta di più che la definizione di quelle Linee guida, che erano in approntamento da molto e per la maggior parte delle nazioni europee concluse dal 2008, fu volontà dell’appena nominato Ministro del lavoro, Elsa Fornero. Temo che spesso le Linee guida in Italia risentano della durata o meno di un governo e che in particolare queste non siano applicate a tutt’oggi nei luoghi dello spettacolo, delle strutture deputate alla formazione degli artisti, delle scuole di Medicina del lavoro e di Audiologia e Foniatria, come invece succede invece in Svizzera, Regno Unito, Germania, Austria, da ormai 15 anni. È tempo di attivarci non solo per applicarle, ma anche per aggiornarle, data l’evoluzione del mondo dello spettacolo.

Si è da poco celebrato il World Hearing Day, la Giornata Mondiale dell’Udito, voluta ogni anno il 3 marzo dall’OMS per accendere i riflettori dell’opinione pubblica mondiale sull’importanza della salute uditiva. Quest’anno in particolare l’OMS ha lanciato un documento: Manuale di formazione per la cura “primaria” dell’udito per operatori sanitari e medici generici. Cosa ne pensa di questa iniziativa?
Come AIOLP, ho proposto subito la traduzione in italiano di questo documento, che spero arriverà a brevissimo. Come ogni documento OMS, deve valere in tutto il mondo, considerati sistemi di assistenza sanitaria e possibile fruibilità degli stessi estremamente diversi tra loro. Sarebbe assurdo applicarlo in Italia come se fossimo nel Sud Sudan o nello stesso Brasile, dove la presenza di specialisti audiologi e ORL è nettamente insufficiente per una sorveglianza primaria diffusa nella popolazione. I problemi “dell’orecchio e dell’udito” spettano in primis all’audiologo e all’ORL e che l’ideale per l’OMS è che tutte le altre professioni coinvolte collaborino con il medico
specialista, per lavorare con il paziente e la sua famiglia, aiutandolo a prendere coscienza e curare il problema otologico o uditivo. L’obiettivo è garantire a tutti una “salute uditiva”.

Ormai il ruolo della comunicazione, e di conseguenza dell’udito, nella vita delle persone non può essere sottovalutato. In particolare la comunicazione è una funzione che nell’essere umano si è evoluta al massimo. Input e output verbali e acustici sono fondamentali per comunicare, conoscere, ascoltare, imparare, trasmettere emozioni, chiarire malintesi. Occuparsi di udito e di voce è una responsabilità non solo per la salute di un individuo, ma sociale. Garantire un corretto ascolto ad ogni persona e ogni età, permettere la comprensione tra lingue diverse e i relativi “suoni”, favorire l’educazione delle emozioni, evitare l’isolamento sociale e l’impoverimento cognitivo da
deafferentazione sensoriale, sono tra gli aspetti fondamentali nello sviluppo autosufficiente di una persona. E lo specialista ORL/Audiologo Foniatra deve dare al paziente non solo una risposta in numeri, in decibel, ma soprattutto prenderlo in cura.

admin
Author: admin

Articoli Correlati

0 commenti

Invia un commento