È da poco passato il 3 marzo, giorno in cui in tutto il mondo viene celebrato il World Hearing Day, un grande momento di sensibilizzazione voluto dall’OMS per ricordare quanto sia dilagante il problema dei disturbi uditivi e quanto ci sia ancora da lavorare in termini di consapevolezza. Quest’anno la grande mobilitazione auspicata non ha deluso le aspettative. Certo, a qualcuno sarà sorta spontanea la domanda: era necessaria una Giornata dell’Udito? Soprattutto in un momento come questo, in cui abbiamo grandi problemi di salute pubblica?
La risposta è sì, perché la pandemia ci ha insegnato che ora più che mai è urgente acquisire e diffondere consapevolezza sull’importanza dell’udito, un senso troppo spesso trascurato. Il lockdown ha imposto la distanza di sicurezza tra le persone, ha reso le comunicazioni più difficili, a causa delle mascherine, aggravando la sensazione di isolamento e frustrazione di chi ha problemi di udito e dimostrando ancora una volta che sentire bene è fondamentale per mantenere attive le nostre abilità relazionali, lavorative e affettive. L’udito dunque si sta prendendo una specie di rivincita. Se ne stanno accorgendo i ragazzi, impegnati con le lezioni a distanza; gli adulti da mesi ormai in smart working e gli anziani, in difficoltà con l’autonomia domestica e affettiva.
Ci stiamo accorgendo di quanta vita scorre attraverso le nostre orecchie. Tanto che parlare di udito diventa riduttivo, perché da esso dipende la qualità della vita, il livello di istruzione, l’efficienza lavorativa, una serena vita familiare. Sono già passati sei anni da quando l’OMS ci ha chiesto per la prima volta di organizzare questa Giornata di sensibilizzazione in Italia. Noi, come sempre, abbiamo risposto all’appello. E anzi, ogni anno lo abbiamo fatto con sempre maggiore entusiasmo, consapevoli dell’importanza del messaggio da diffondere. L’Oms lancia l’allarme: il numero di persone che attualmente “convive” con una perdita uditiva è inaccettabile e tra loro più dell’80% non fa nulla per risolvere il problema. E come accade per la pandemia, anche la perdita di udito ha i propri negazionisti: chi fa finta di nulla o chi non ha il coraggio di affrontare la situazione. I pregiudizi culturali nella società e nel mondo medico sono ancora troppi. Abbiamo anche noi la nostra pandemia: il virus è l’ignoranza e la mancanza di corrette informazioni.
Ma dalla nostra abbiamo anche un potente vaccino: l’informazione. Siamo noi che oggi possiamo e dobbiamo raccontare a tutti quanto sia semplice affrontare e risolvere il deficit uditivo. Abbiamo a disposizione percorsi di prevenzione e cura affidati a professionisti sanitari, come medici specialisti e tecnici sanitari. E possiamo godere di una tecnologia all’avanguardia: dispositivi medici personalizzati e adatti a tutte le esigenze. Abbiamo unito le forze e oggi finalmente il percorso di rimediazione uditiva è diventato un percorso collettivo: istituzioni, medici, professionisti sanitari, associazioni, aziende, famiglie uniti verso un comune obiettivo. Abbiamo dato vita a una nuova Alleanza per l’Udito ora impegnata nella messa a punto di un Manifesto di prevenzione. E davanti a noi la strada è segnata: vogliamo “un futuro in cui nessuno debba sentirsi limitato dalla perdita di udito e abbia tutte le opportunità per risolverla”.
Un’alleanza che possa educare i cittadini, dai più piccoli agli anziani, a una nuova cultura dell’udito, affinchè ciascuno di noi possa esprimere il pieno potenziale, in ogni fase della vita. Oggi siamo protagonisti di un cambiamento mai avvenuto prima, che coinvolge contemporaneamente tutto il mondo. Idealmente, immaginiamo che questo nuovo movimento culturale varchi i confini nazionali per incontrare gli “attivisti dell’udito” a livello globale.
Il 3 marzo scorso, tutto il mondo ha celebrato la Giornata dell’Udito. Ma alle ore 14 in ogni latitudine abbiamo condiviso contemporaneamente un evento storico: il lancio del Rapporto Mondiale dell’Udito. Un documento atteso da anni, che rappresenterà per la prima volta una guida unitaria nella lotta ai disturbi uditivi. Un documento al quale ho orgogliosamente contribuito, rappresentando l’Italia nel lavoro svolto all’interno del World Hearing Forum.
L’Italia è stata parte attiva di questo processo, tanto che il nostro impegno è stato premiato dall’OMS. Le nostre campagne di sensibilizzazione si sono distinte, abbiamo avviato un dialogo proficuo e di grande collaborazione con Ginevra. Oggi dobbiamo fare di più, portando questo livello di consapevolezza all’interno delle nostre istituzioni. La cura dell’udito, così come chiede l’Oms, deve essere universalmente integrata all’interno dei Sistemi sanitari nazionali. Abbiamo avviato anche questa sfida e lo stiamo facendo grazie al supporto di tutti voi, i massimi esperti del campo.
Lo ripeto, siamo attivisti, stiamo attirando l’attenzione e guardiamo al futuro pieni di speranza, certi di poter cambiare le cose. Perché noi, con il nostro lavoro quotidiano, celebriamo ogni giorno la Giornata Mondiale dell’Udito. Il 3 marzo certamente è una proficua occasione per riunire e far dialogare tra di loro i mondi che ruotano attorno all’udito. Per fare il punto, per condividere obiettivi e sfide. E anche per ringraziare doverosamente tutti coloro che hanno deciso di mettersi in gioco e che voglio contribuire a scrivere una pagina nuova nella storia della lotta ai disturbi uditivi. Impegniamoci a dare il giusto valore all’Alleanza che abbiamo appena siglato. Dobbiamo essere pronti a cogliere le opportunità di questo momento straordinario. E ora mi rivolgo soprattutto al comparto che orgogliosamente rappresento, quello audioprotesico. Anche noi abbiamo compiuto un grande passo avanti con il riconoscimento del nostro profilo professionale. Siamo operatori sanitari, laureati e da poco anche riuniti in un Albo professionale. Un percorso iniziato con lungimiranza e coraggio da chi ci ha preceduto e che oggi abbiamo l’onore e l’onere di portare avanti. La pandemia ha sancito ulteriormente il nostro ruolo anche sotto un altro profilo: ci ha inseriti tra le attività essenziali. I nostri centri sono rimasti aperti anche durante il lockdown, perché il nostro lavoro è stato ritenuto fondamentale. E ora, ancora una volta, il nostro ruolo ci vede inseriti tra gli operatori sanitari che dovranno essere vaccinati prioritariamente. Una legittimazione che ci colma d’orgoglio, ma nello stesso tempo di forte responsabilità. Per tutti i motivi descritti, questa Giornata Mondiale dell’Udito la ricorderemo probabilmente a lungo. L’udito ha un ruolo riconosciuto da tutti nella società, un traguardo fino a qualche anno fa impensabile, nascosti dietro tante reticenze e tabù. Ci prendiamo una rivincita che non è certamente la rivincita di noi operatori, ma delle tante persone che per anni hanno sofferto in silenzio, rinunciando a quella vita “piena”, che invece sarebbe stata possibile. Oggi siamo tutti sulla stessa onda: noi, professionisti dell’udito e i cittadini, tutti consapevoli dell’importanza della salute uditiva. È un’occasione che non possiamo perdere, quella rivoluzione culturale alla quale abbiamo lavorato in questi anni è finalmente iniziata. Siamo pronti?
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