Fake news sanitarie, un pericolo da combattere

Gen 26, 2024 | Attualità, Interviste, News, Sanità | 0 commenti

Intervista a Sara Rubinelli, Professore ordinario di Comunicazione sanitaria presso la Facoltà di Scienze della salute e medicina dell’Università di Lucerna

Le fake news in sanità non sono una novità, non sono nate con la COVID-19 e non finiranno con quest’ultima. Alla fine degli anni ‘90, uno studio mal progettato, poi ritirato, affermava falsamente che il vaccino contro il morbillo, la parotite e la rosolia (MMR) causasse autismo. Anche se ritrattato, lo studio aveva ormai fatto il giro del mondo e attecchito tra la popolazione, contribuendo a ridurre i tassi di immunizzazione nei successivi venti anni. Durante la Covid-19 la disinformazione ha causato seri rallentamenti alla campagna vaccinale, unico mezzo per riuscire a superare la pandemia. Negli ultimi anni, complici anche le piattaforme online, la disinformazione ha iniziato a correre a velocità inaudite e a colmare quei vuoti informativi lasciati da esperti e istituzioni L’OMS parla a questo proposito di infodemia. O sarebbe meglio definirla “disinfodemia” che in ambito sanitario può dare luogo alla diffusione di informazioni palesemente false o confondenti. E a pagarne le spese sono i pazienti. Anche quando si parla di salute uditiva il rischio di incorrere in una informazione errata o non completa è alto, per il tipo di patologia, ancora non sufficientemente affrontata e per l’atteggiamento di reticenza delle persone a parlarne.

Abbiamo affrontato l’argomento con Sara Rubinelli, Professore ordinario di Comunicazione sanitaria presso la Facoltà di Scienze della salute e medicina dell’Università di Lucerna.

Professoressa, perché secondo lei questa diffusione di fake news in sanità?

La diffusione di fake news nel settore sanitario è un fenomeno complesso, influenzato da vari fattori. In primo luogo, la natura stessa delle informazioni sanitarie, rende il campo un terreno fertile per la disinformazione. Molte persone cercano risposte semplici a questioni complesse, e le fake news tendono a offrire spiegazioni riduttive che possono apparire più attraenti rispetto alle intricate realtà scientifiche. In secondo luogo, viviamo in un’epoca caratterizzata da un sovraccarico informativo, dove distinguere tra informazioni accurate e fuorvianti è sempre più difficile. Le piattaforme online e i social media amplificano questo problema. In aggiunta, c’è una crescente sfiducia verso le istituzioni e gli esperti, inclusi quelli sanitari. Questa sfiducia può indurre le persone credere in fonti alternative di informazione. Infine, è cruciale riconoscere il ruolo delle emozioni. Le informazioni che suscitano reazioni emotive, come la paura o la rabbia, tendono ad essere condivise più frequentemente, alimentando la diffusione di notizie false. Ad esempio, è facile diffondere disinformazione sull’Organizzazione Mondiale della Sanità che può risultare persuasiva per chi non conosce direttamente la struttura e il suo funzionamento.

Come capire se una notizia è affidabile o meno?

Per valutare l’affidabilità di una notizia è essenziale adottare un approccio critico e metodico. Inizialmente, è importante concentrarsi sulla fonte dell’informazione. Le fonti con una storia consolidata di accuratezza e un robusto processo di revisione editoriale, come siti istituzionali, organi di stampa rispettati e pubblicazioni accademiche, sono generalmente più affidabili rispetto a blog personali o post sui social media. L’identificazione dell’autore e la valutazione delle sue credenziali sono passi cruciali. Inoltre, è fondamentale assicurarsi che l’informazione sia aggiornata, in particolare in settori come la salute e la scienza, dove le nuove scoperte possono rapidamente rendere obsolete le informazioni precedenti.

Analizzare la qualità e la coerenza del testo è altrettanto importante. Le notizie affidabili sono ben scritte, prive di errori. L’accuratezza è supportata da dati, citazioni di esperti, ricerche e studi. La distinzione tra fatti e opinioni è vitale; anche le fonti affidabili possono pubblicare opinioni o editoriali, che devono essere identificati come tali. La cautela è necessaria anche nei confronti di titoli sensazionalistici, che possono essere progettati per attrarre l’attenzione ma che potrebbero non riflettere il contenuto dell’articolo.

Altro problema è la strumentalizzazione politica.

Nel contesto attuale, si assiste a una crescente tendenza a utilizzare le informazioni sanitarie come strumento di influenze politiche, il che complica ulteriormente il panorama informativo. La strumentalizzazione politica può manifestarsi in vari modi. Ad esempio, alcune entità politiche o gruppi di interesse potrebbero diffondere deliberatamente informazioni fuorvianti o parziali per promuovere una specifica agenda politica. Questo fenomeno è particolarmente pericoloso in ambito sanitario, dove le decisioni basate su informazioni errate possono avere conseguenze dirette sulla salute pubblica. Verificare se una notizia è presentata in modo equilibrato, senza evidente bias politico, e se le fonti citate sono trasversali e non partigiane, può essere un indicatore utile per discernere l’obiettività dell’informazione.

Spesso si fa ricorso all’emotività per lanciare messaggi fuorvianti.

È vero, l’uso dell’emotività è una tattica comune. Questo approccio sfrutta la tendenza naturale degli esseri umani a rispondere più fortemente agli stimoli emotivi rispetto a quelli puramente razionali. Notizie che evocano paura, rabbia, speranza o indignazione hanno maggiori probabilità di catturare l’attenzione, essere condivise e, di conseguenza, diventare virali. La manipolazione emotiva può essere particolarmente efficace perché le emozioni possono offuscare il giudizio critico. In ambito sanitario, ciò può essere particolarmente problematico, poiché le decisioni basate su informazioni errate possono avere conseguenze gravi. Le fake news spesso utilizzano titoli sensazionalistici, storie commoventi o immagini forti per provocare una risposta emotiva immediata e incanalare l’attenzione del pubblico. Per contrastare questo fenomeno, è fondamentale rafforzare l’alfabetizzazione mediatica e promuovere una cultura dell’analisi critica delle informazioni.

Oltre alle notizie false, spesso si incorre in formazioni vere, ma riportate in modo scorretto.

Questa dinamica può essere altrettanto pericolosa delle fake news perché sfrutta fatti veritieri come base per costruire un racconto fuorviante. Ad esempio, nel settore della salute, uno studio scientifico potrebbe essere interpretato in modo eccessivamente semplificato o sensazionalistico, distorcendone le reali conclusioni. Questo può portare il pubblico a trarre inferenze errate o a prendere decisioni basate su una comprensione parziale o distorta delle informazioni. Un classico esempio è la presentazione di dati statistici in modo tale da esagerarne l’importanza o l’impatto. Un’altra forma comune si verifica quando le informazioni sono prese fuori dal contesto. Un’affermazione o un dato può essere perfettamente vero in un certo contesto, ma se viene estratto e presentato separatamente, può assumere un significato completamente diverso, portando a interpretazioni errate. Affrontare questa sfida richiede una lettura critica e attenta delle notizie.

Qualche esempio di disinformazione?

Uno dei casi più famosi riguarda i vaccini e l’autismo. Questo mito è stato alimentato da uno studio pubblicato nel 1998 dal medico britannico Andrew Wakefield, che suggeriva un collegamento tra il vaccino MMR (morbillo, parotite e rosolia) e l’autismo. Lo studio fu successivamente dichiarato fraudolento e ritirato, e numerose ricerche hanno dimostrato che non esiste alcun legame tra vaccini e autismo. Tuttavia, la diffusione di questa disinformazione ha avuto ripercussioni durature sulla copertura vaccinale in diverse parti del mondo. Durante la pandemia di COVID-19, si è diffusa una teoria del complotto secondo cui la tecnologia 5G contribuisse alla diffusione del coronavirus. Questa affermazione infondata ha portato a atti di vandalismo contro le torri di telefonia cellulare e ha distolto l’attenzione dalle vere cause e misure di prevenzione della malattia. Nelle fasi iniziali della pandemia, sono circolate numerose affermazioni riguardo trattamenti e cure miracolose per il COVID-19, tra cui l’uso dell’idrossiclorochina, l’inalazione di vapore o l’assunzione di vari integratori. Molte di queste affermazioni non erano supportate da prove scientifiche adeguate e alcune si sono rivelate pericolose. La disinformazione sui cambiamenti climatici è un altro esempio significativo.

Quanto pesa la disinformazione in sanità sui pazienti? E sul Servizio sanitario nazionale?

La disinformazione in ambito sanitario tesse una trama complessa e sfaccettata che impatta profondamente tanto i pazienti quanto il Servizio Sanitario Nazionale, intrecciando conseguenze che si estendono ben oltre la semplice diffusione di informazioni errate. Nei pazienti, si manifesta attraverso scelte sanitarie errate, portando talvolta al rifiuto di trattamenti efficaci o all’adozione di cure non comprovate e potenzialmente dannose. Parallelamente si assiste a un’erosione della fiducia nei confronti dei professionisti e delle istituzioni sanitarie, un fenomeno che mina il tessuto della relazione medico-paziente. L’effetto non va sottovalutato, poiché la paura e l’ansia generate da notizie allarmistiche possono avere ripercussioni sulla salute mentale dei pazienti. Dal punto di vista della salute pubblica, le conseguenze si traducono in comportamenti che mettono a rischio la collettività, come il mancato rispetto delle misure preventive contro malattie contagiose, minando gli sforzi di prevenzione e contenimento. Per il Servizio Sanitario Nazionale, la disinformazione rappresenta una sfida non meno ardua, in quanto comporta uno spreco di risorse che si riflette nel sovraffollamento dei servizi di emergenza e nella richiesta di trattamenti non necessari, dettati più dalla paura e dal panico che da reali necessità cliniche.

Che ruolo ha il dialogo medico-paziente per arginare la disinformazione?

Il dialogo tra medico e paziente gioca un ruolo cruciale, agendo come uno strumento fondamentale per la promozione di una comprensione accurata e approfondita delle questioni sanitarie. Questa interazione diretta offre ai medici l’opportunità di individuare e correggere le false credenze, fornendo ai pazienti informazioni basate su prove scientifiche e una guida affidabile.In primo luogo, il dialogo permette ai medici di ascoltare le preoccupazioni dei pazienti, comprendendo così le loro fonti di informazione e le eventuali misconcezioni. Questo aspetto è essenziale perché spesso i pazienti non esprimono dubbi o idee errate se non sollecitati in un contesto di fiducia e ascolto. Una volta identificate le aree di disinformazione, il medico può fornire informazioni corrette e chiare, smentendo le false credenze. La personalizzazione di queste informazioni, rende la comunicazione più efficace, permettendo al paziente di sentirsi ascoltato e capito.Inoltre, il dialogo continuo e la relazione di fiducia possono rafforzare la resilienza del paziente alla disinformazione. Un paziente che si fida del proprio medico è più propenso a rivolgersi a lui per chiarimenti, piuttosto che affidarsi a fonti non verificate. Il medico assume anche il ruolo di educatore, promuovendo l’alfabetizzazione sanitaria del paziente. Spiegando non solo il “cosa” ma anche il “perché”, il medico può aiutare il paziente a sviluppare una maggiore comprensione della propria salute e delle scelte sanitarie, rendendolo meno vulnerabile a informazioni fuorvianti.

L’Oms sta mettendo in campo azioni specifiche per arginare il problema?

L’OMS sta affrontando la sfida dell’infodemia, che si diffondono durante una crisi sanitaria, sviluppando una vera e propria scienza del management dell’infodemia. Questa nuova disciplina si concentra non solo sulla diffusione di informazioni corrette, ma anche sullo studio e l’attuazione di strategie per gestire efficacemente il flusso di informazioni, contrastare la disinformazione e promuovere la salute pubblica.Un elemento centrale di questa iniziativa è l’organizzazione di incontri mondiali con esperti. Questi forum internazionali riuniscono specialisti di comunicazione sanitaria, tecnologi dell’informazione, scienziati dei dati, esperti di salute pubblica e altri professionisti per condividere conoscenze, strategie e best practice nella gestione dell’infodemia. Inoltre, l’OMS sta sviluppando una serie di strumenti e corsi di training. Questi sforzi sono supportati dalla creazione di risorse educative e di linee guida, che aiutano a navigare nel complesso panorama informativo. L’OMS produce materiali che affrontano i miti comuni e le false credenze, fornendo al contempo informazioni aggiornate e basate su prove scientifiche. La scienza del management dell’infodemia si propone, quindi, come un campo in rapida evoluzione, che mira a integrare la comunicazione sanitaria con le più moderne tecniche di analisi dei dati e di comunicazione digitale.

Valentina Faricelli

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