Davide Topazio: “Grazie all’otorinolaringoiatria porto nel mio lavoro una grande passione: la musica”

Apr 6, 2022 | News | 0 commenti

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di Valentina Faricelli

Il dottor Davide Topazio si è laureato in Medicina e Chirurgia nel 2010 presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, dove ha poi conseguito la Specializzazione in Otorinolaringoiatria nel 2016 e successivamente, nel 2021, il titolo di Dottore di Ricerca in Neuroscienze. Prima di tornare a Teramo, presso l’Ospedale Mazzini, per una scelta “di cuore”, come lui stesso l’ha definita, ha svolto numerose esperienze professionali presso Strutture Ospedaliere di rilievo nazionale, come l’Ospedale Forlanini di Roma, l’Ospedale Monaldi di Napoli e l’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (FG) e gli Ospedali Riuniti di Ancona (Ospedale Torrette e Ospedale Pediatrico Salesi).

Dottor Topazio, qual è stata la molla che ha fatto scattare la passione per l’audiologia?
In realtà la passione per l’audiologia e l’otorinolaringoiatria non è nata come un “amore a prima vista”. Durante gli studi di Medicina, infatti, ogni studente, a meno che non sia motivato da una forte passione innata, cambia idea frequentemente su quale specializzazione scegliere. Nel mio caso, sebbene avessi trovato l’esame di Otorinolaringoiatria molto interessante, la scelta vera e propria si è concretizzata agli inizi dell’ultimo anno di università, quando necessariamente era arrivato il momento di lavorare a una tesi. Essendo affascinato da varie discipline mediche, ho scelto quasi di getto quella che fosse più prossima alla mia passione di sempre: la musica. E nell’appassionarsi a qualcosa, se le premesse sono buone, la cultura e lo studio fanno il resto. E così è stato. Quindi col senno di poi ha prevalso il mio desiderio di restare legato al mondo dei suoni percepiti (audiologia) e prodotti (foniatria) facendomi guidare dalla mia passione più grande. E ora posso dire che questa scelta mi ha portato fortuna.

Può raccontarci le tappe della sua formazione?
Ricordo che il mio professore alla Scuola di specializzazione mi definiva un irrequieto. E non posso dargli torto. Questo mio aspetto caratteriale ha avuto ovviamente ripercussioni sul mio iter formativo, nel corso del quale si sono succeduti vari interessi prioritari e varie sedi di perfezionamento. Sicuramente la chirurgia naso-sinusale e la clinica foniatrica sono stati gli ambiti che maggiormente ho approfondito e nel contesto dei quali ho sviluppato maggiori skills nel mio percorso di formazione specialistica. Sebbene la mia Scuola di specializzazione fosse quella dell’Università di Tor Vergata a Roma, ho passato un intero anno all’Ospedale Forlanini di Roma e un altro anno all’Ospedale Monaldi di Napoli. Gli ultimi mesi di specializzazione e i due anni successivi al conseguimento del titolo di Specialista li ho trascorsi esercitando presso la UOC di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Maxillo-Facciale della IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (FG). Nel Marzo 2018 mi sono trasferito ad Ancona dove ho lavorato per circa un anno e mezzo agli Ospedali Riuniti (Ospedale Torrette e Ospedale Pediatrico Salesi). Oggi, dopo tanti cambiamenti e ancor più traslochi, vivo e lavoro nella UOC di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale della mia città di origine, Teramo.

Quali sono i punti di forza dell’equipe con cui lavora?
Sicuramente i rapporti umani tra colleghi, la cui qualità, a mio modo di vedere, influenza enormemente la qualità del lavoro di ognuno di noi. Come anche in buona parte degli altri Presidi Ospedalieri, parallelamente allo sblocco dei concorsi pubblici, si sta assistendo ad un ondata di nuove assunzioni con conseguente ringiovanimento degli ambienti lavorativi. E indubbiamente i giovani sono forieri di entusiasmo.

Cosa, invece, si potrebbe migliorare?
L’offerta sanitaria ha margini di ampliamento, così come alcune procedure radicate ai mos maiorum (non mi riferisco unicamente alla mia UO di appartenenza) potrebbero essere adeguate. Ma temo che questo sia un problema ubiquitario che riguarda in lungo e in largo tutti gli ambienti lavorativi, specie nelle fasi di ricambio generazionale.

Una storia professionale che l’ha particolarmente colpita?
Chi trascorre buona parte del suo tempo tra le mura di un ospedale ed è dotato di adeguata sensibilità trova continui spunti di riflessione. Ricordo una storia risalente al mio periodo lavorativo anconetano, sebbene non mi riguardi in prima persona. In quella bellissima esperienza lavorativa condividevo l’intensa attività giornaliera in maniera quasi simbiotica soprattutto con due amici-colleghi. La notte di un Capodanno di alcuni anni fa, quando loro erano impegnati nel turno di reperibilità, telefonai per gli auguri, per apprendere che erano in ospedale e che avevano passato la mezzanotte in sala operatoria. Il tutto per evitare di posticipare al giorno seguente un paziente stabile, ma che in linea teorica avrebbe potuto complicarsi. Di per sé non rappresenta un fatto insolito per un ospedaliero quello di passare il giorno di Natale o la notte di Capodanno o qualunque altra festa in ospedale. Ma in questo caso, questa scelta, nelle modalità nelle quali si è sviluppata, richiede senso immenso di responsabilità oltre a una infinita dedizione. Il take home message che indirettamente mi porto dentro è che la passione rende più leggera ogni cosa.

Lei è un componente del GOS, Gruppo Giovani Otorinolaringoiatri SIOeChCF che riunisce tutti i giovani specialisti under 40. Quali sono le vostre proposte e i vostri obiettivi?
Il gruppo Giovani Otorinolaringoiatri SIOeChCF (GOS) è nato nel 2018, dall’intuizione di alcuni giovani colleghi, con l’intento di aggregare tutti i soci SIO con età anagrafica inferiore ai 40 anni. Gli obiettivi del GOS sono quelli di promuovere la formazione, il network, la ricerca scientifica e il senso di appartenenza e di identità al fine di concretizzare le idee, le proposte e le esigenze dei giovani otorinolaringoiatri. Dall’anno 2019, per il secondo mandato consecutivo, ho l’onore di fare parte del Consiglio Direttivo del GOS. Personalmente credo che l’appartenenza attiva ed entusiasta a una Società Scientifica arricchisca enormemente la nostra vita professionale. Sicuramente l’entusiasmo non manca e noi nel nostro piccolo, con le nostre iniziative e le nostre idee, cerchiamo di apportare un contribuito alla nostra Società Scientifica di riferimento, vale a dire la SIO.

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